venerdì 16 maggio 2014

NATUZZA EVOLO: incontri con Dora Samà

Sono lieto di ospitare nel mio sito l'articolo di Dora Samà, autrice di due biografie sulla Monachella di San Bruno, che narra i suoi incontri con Natuzza Evolo e famiglia.
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LA MISTICA NATUZZA EVOLO A SANT'ANDREA IONIO

Nell'anno 1975 mio fratello Giuseppe, padre gesuita al Gesù Nuovo di Napoli dal 1967, mi ha chiesto se potevo ospitare un ragazzo calabrese nei giorni in cui doveva sostenere esami presso la facoltà di medicina.
Ho accettato, anche perché il mio primogenito era iscritto nella stessa facoltà del secondo Policlinico di Napoli, a pochi metri dalla nostra abitazione, in cui vivevamo dal 1968. Conoscevamo solo il nome del ragazzo da ospitare, Francesco e nient'altro e poi abbiamo appreso direttamente da lui dei poteri sovrannaturali posseduti dalla madre, Natuzza Evolo, della quale fino a quel momento ignoravamo l'esistenza, anche perché in televisione non si parlava ancora di lei.
Nell'estate del 1977, il 13 agosto, Natuzza è venuta con Francesco e con il genero Mimmo (marito della figlia Angela) a trovarmi nel mio paese d'origine Sant'Andrea Ionio, rendendo così felici anche mia madre e mia sorella Teresina.
Natuzza si è dimostrata disponibile al rientro per salutare mio zio Francesco di 92 anni, che sosteneva d'averla già conosciuta e residente a pochi chilometri da Sant'Andrea Ionio, precisamente a Soverato, dove l'abbiamo accompagnata.
Ci siamo sorpresi tutti nel sentirlo esclamare: "Natuzza, è bello rivedervi!" e lei ha confermato di essere stata con lui a Napoli "spiritualmente" (non usava il termine "bilocazione") per volontà di Dio.
Mio zio, infatti, desiderava molto vedere il luogo dove sorgeva la mia casa, in quanto lui conosceva bene solo il centro storico di Napoli, essendo stato commerciante di tessuti.
Il 27 agosto, dopo alcuni giorni dalla nostra visita, il Signore l'ha chiamato a Sé e, verso la fine di settembre, con i miei figli sono rientrata per la ripresa scolastica.
Nel mese di novembre dello stesso anno, nonostante i balconi fossero chiusi, all'improvviso si è diffuso in casa un forte profumo di vaniglia, avvertito anche da mia figlia.
Avendo io già intuito, ho telefonato subito a Natuzza, la quale ha confermato la sua presenza spirituale con mio zio defunto, perché lui, nonostante la mia dettagliata descrizione, aveva ottenuto di nuovo dal Signore la facoltà di poter visitare l'interno della mia casa.
Non posso tralasciare un'altra esperienza vissuta con mia sorella Suor Caterina, quando una sua amica ci aveva offerto di andare in macchina a Paravati, da Natuzza.
Il giovane autista guidava in modo spericolato ad alta velocità e io dietro ero particolarmente tesa perché avvertivo un odore di bruciato, mentre mia sorella in quel momento mi tranquillizzava dicendomi che accanto a noi c'era Natuzza, per un intenso profumo di vaniglia che né io né la donna seduta accanto a me avvertivamo.
Subito dopo, l'autista e il suo amico ci hanno chiesto se stavamo mangiando confetti perché lo sentivano anche loro. 
Il Signore voleva che sperimentassimo anche il dono profetico della Sua Serva devota perché, appena incontrata, prima di salutarci ha detto: "Vi siete troppo spaventati, ma il viaggio di ritorno sarà tranquillo".
Il 26 luglio 1978 è venuta a Napoli con Francesco e il giorno dopo siamo stati a pranzo assieme a mio fratello gesuita. Egli ha ammirato la modestia di Natuzza, la sua profonda umiltà, la semplicità nel modo di esprimersi e, in seguito ai suoi vari viaggi a Paravati, ogni volta con un gruppo di penitenti diversi, ha apprezzato l'apostolato d'amore che svolgeva con spirito di sacrificio, come una vera apostola di Gesù.
In una testimonianza scritta da mio fratello il 2 luglio 2010 (pochi mesi prima della sua morte), ha definito Natuzza "una donna luminosa di fede, di preghiera, di virtù evangeliche" e ha riconosciuto di essere uscito ogni volta dai suoi incontri "trasformato nello spirito, maggiormente disponibile nel servire il Signore".
Essendo priva d'istruzione, mio fratello si stupiva per la sua conoscenza su alcuni argomenti di natura teologica e la riteneva "un'anima ripiena della luce dello Spirito Santo".
Sosteneva che "questa luce soprannaturale le ispirava risposte che si configuravano come altrettante diagnosi per l'anima".
Si è accorto che Natuzza "non riusciva a nascondere un senso di amarezza per la vita spirituale di alcuni sacerdoti, non conforme ai desideri ed alla volontà del Signore Gesù".
Notava in lei lo stesso eroico esercizio di ogni virtù, l'abbandono totale al volere divino e l'amorevole dedizione verso il prossimo, della Serva di Dio Mariantonia Samà, sua guida spirituale fino al noviziato, della quale è ora in corso la Causa di Canonizzazione.
Io sono felice d'avere sentito direttamente da Natuzza il racconto della sua vita e l'affermazione che prima, per ubbidire al Parroco don Clemente Silipo, non parlava con nessuno dei suoi fenomeni soprannaturali, mentre il successore, don Pasquale Barone, l'ha consigliata di raccontare tutto ciò che le accadeva.
Pertanto, nel pomeriggio del 27 luglio 1978 a Napoli è risalita alla sua infanzia, all'incontro con San Francesco di Paola, al giorno della sua cresima, alla sua perfetta adesione al volere del Signore Gesù di usarla come "parafulmine", per soffrire con Lui per la conversione dei peccatori, fino al viaggio al Calvario e alla Sua crocifissione.
Ho scritto testualmente gli episodi che man mano esponeva con semplicità, come quello sulla sua "morte apparente" da ragazza, durata otto ore in casa della famiglia Colloca e, mentre i presenti la ritenevano in fin di vita, lei visitava il Purgatorio e assisteva alla diversa sofferenza delle anime per scontare la loro pena.
In quanto alle anime dannate incontrate in altre circostanze, mi ha detto che erano restie a dire il proprio nome, mentre un professionista ateo, non solo l'ha pronunciato, ma ha insistito di riferirlo a tutti come esempio per convertirsi.
Con Natuzza ha sottolineato di aver avuto "tante belle occasioni dalla Madonna per salvarsi", ma che, purtroppo, non ne ha approfittato ed ha concluso: "Vorrei tornare sulla terra e fare penitenza per quanti granelli di sabbia ci sono nel mare, pur di avere la speranza del Paradiso. Per me, invece, è tutto finito, non c'è niente e sono condannato per sempre".
Natuzza si è soffermata anche sui tormenti e i dispetti del demonio che cercava di allontanarla da Dio e dalla preghiera, nonché sul sollecito intervento della Madonna per consolarla.
La descriveva "piccoletta, dell'età di 15 - 16 anni, scura, bellissima, piena di luce, non la nostra luce, ma una luce diversa". Gli angeli, secondo Natuzza, sono uguali, ma di umore diverso e si spiegava così: "Triste vuol dire che la persona è in peccato mortale. L'angelo mi dice: "Prega, perché questa creatura è sull'orlo del precipizio e ha bisogno di molte preghiere". Quando l'angelo è contento mi dice: "Questa creatura è in grazia di Dio, è vicina al Signore. Dobbiamo pregare perché la conservi sempre così."
Natuzza ha risposto con prontezza e fedeltà alla chiamata di Gesù da quando "l'ha scelta e l'ha usata" da parafulmine per aiutarLo nell'opera salvifica e per pregare, soprattutto, per i sacerdoti poco zelanti e non fedeli al loro ministero. Glieli affidava in ogni Quaresima e spesso si rivolgeva anche Lui con parole forti che racchiudono l'angoscia di un Padre premuroso, come quelle pronunciate il 12 aprile dell'anno 1987, dopo aver detto a Natuzza: "Questa è la prima caduta, offrila per i sacerdoti che mi fanno tanto soffrire".
Dopo aver ricordato loro che il sacerdozio è un Suo dono e dovrebbero apprezzarlo, aggiunge: "Neanche voi temete la morte e cercate di accumulare tesori materiali. Non sapete che dovete lasciare tutto? Non avete terrore di quello che vi aspetta? Convertitevi prima voi e poi convertite gli altri".
Nel corso di ogni Passione emerge la profonda amarezza di Gesù per la malvagità dell'uomo che, per amore del denaro, non si fa scrupolo di spacciare droghe, di uccidere, di non governare con coscienza e della sua insensibilità di fronte a chi muore di fame."
Raccomanda Natuzza di riferire a tutti che "l'uomo che non riflette, nell'altra vita si pentirà, ma ormai sarà tardi e non potrà tornare indietro! Nel mondo c'è tanta malvagità e io scelgo anime per riparare, perché vi voglio tutti salvi" (anno 1985)
La sofferenza di Natuzza, secondo il suo racconto, si accentuava nel percorso con Gesù verso il Calvario, quando alle ore undici del Venerdì Santo iniziava a mancarle il respiro, aveva forte dolore alla testa e al costato e sentiva le frustate inferte al Santo Corpo di Cristo.
Sulla spalla destra le rimaneva il segno della Croce per alcuni giorni, avvertiva un forte dolore e sanguinava anche in tutti i venerdì dell'anno, quando non riceveva le persone e viveva la crocifissione mistica per riparare le offese dei peccatori.
Ha accennato "ai disegni" che si formavano sulla sua maglia, simili a quelli dei fazzoletti.
Rimane un mistero, anche per la scienza, come una goccia di sangue riesca a stampare figure sacre, frasi religiose e preghiere, perché si tratta di un fenomeno soprannaturale. Ho piacere di riportare fedelmente il racconto sorprendente di Natuzza, anche se tralascio qualche sua ripetizione:
"Una volta celebrava un Monaco e, al momento della Comunione, vedendo del sangue sul mio volto, mi ha dato il suo fazzoletto per asciugarmi, che, però, non si è macchiato, in quanto il sangue era rimasto tutto sul mio volto.
Mentre lui mi accompagnava a casa, scendeva con la bicicletta un giovane di vent'anni che mi ha chiesto di "stampargli" il suo fazzoletto col sangue che avevo sul viso.
Io, per amore di Gesù, ho preso quel fazzoletto, che era anche sporco, mi sono asciugata ed è venuta fuori una preghiera, che lo stesso Monaco ha letto: "Purifica, o Gesù, i nostri cuori, benedici e santifica ogni nostra intenzione e ridona alle anime nostre il candore immacolato dei gigli."
Secondo Natuzza non si era stampato il fazzoletto del Monaco né di un altro passante per volontà di Dio, perché il ragazzo, prima miscredente, si è poi convertito.
Nella Passione dell'anno 1978 le ho mandato con Francesco alcuni fazzoletti e farò riferimento a quello di mio fratello e di mia figlia.
Nel primo, al di sopra di alcune figure sacre, si è impressa la frase: "Venite ad me omnes", la stessa che sovrasta l'altare del Sacro Cuore nella chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, ove lui era solito celebrare, perché molto devoto sin da ragazzo.
Su quello di mia figlia, invece, è apparsa una frase in francese ("Je suis l'Immaculée Conception"), una corona di spine, un'ostia (completa di sigla con la piccola croce) ed un cuore, al cui interno erano riconoscibili i volti di Gesù e della Vergine, ma restava incomprensibile il terzo volto.
Ho telefonato a Natuzza, la quale mi ha risposto che "l'angelo le riferiva che quella era l'immagine di San Giovanni Battista".
Stranamente, mia figlia, circa dieci anni dopo, frequentando i mercati di antiquariato, comprava spesso quadri ove era presente l'immagine di San Giovanni Battista, mentre nell'anno 2006, recatasi quale volontaria nelle piscine di Lourdes, mi ha informata che esse erano dedicate a San Giovanni Battista.
Semplice coincidenza anche la frase con il luogo delle apparizioni? ... Dal fazzoletto ricevuto da Natuzza nella Passione del 1978, erano trascorsi ben ventotto anni! ...
Invochiamo lo Spirito Santo perché la Chiesa abbrevi il tempo della glorificazione della Serva del Signore, Natuzza Evolo, per indicarla come fulgido esempio e modello di vita cristiana ad ogni infermo, per imparare da lei ad accettare la sofferenza e ad offrirla a Gesù che ci ha redenti, per il trionfo del Regno di Dio e del Cuore Immacolato di Maria, Rifugio delle Anime.
Castelfranco Veneto, 3 aprile 2014
Dora Samà



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