mercoledì 3 ottobre 2012

LA MEDICINA EUDEMONICA


INCONTRI PITAGORICI DI CARDIOLOGIA 2012, 4-5-6 Ottobre - CROTONE
La Medicina Eudemonica: disciplina della Nuova Scuola Pitagorica
Egregi Signori Medici,
correva l’anno 399 avanti Cristo e Socrate era stato condannato a bere la cicuta dai Trenta Tiranni che governavano Atene. Quell’episodio traumatizzò Platone e lo convinse a lasciare Atene per venire a Crotone, dove si era sviluppata una dottrina, la pitagorica, che aveva cercato di cambiare il mondo. Platone rimase a Crotone sette anni e frequentò la Scuola Pitagorica riaperta dopo la cacciata di Pitagora e dei suoi. La riapertura, avvenuta per intervento di Pericle, fu guidata dai vecchi Pitagorici sopravvissuti che si erano dati alla medicina.
A Platone non bastò la conoscenza della dottrina appresa da Filolao, Archita, Eurito, e decise di scendere in campo per cercare di cambiare il mondo. Accettò così l’invito di Dionigi il Giovane, tiranno di Siracusa, e si recò alla sua corte cercando di guidarlo verso un governo che promuovesse il bene comune. Ma da Dionigi trovò solo intrighi, soprusi, omicidi. Platone dovette fuggire due volte per salvarsi, e descrisse quella sua esperienza nella Settima Lettera, dove concluse che la politica altro non è che corruzione e, se si voleva cambiare il mondo, bisognava che o i re diventassero filosofi o che i filosofi diventassero re.
Da allora sono passati ventiquattro secoli e i politici non sono diventati filosofi così come i filosofi non sono saliti al comando della cosa pubblica. Nel suo dialogo La Repubblica, Platone individua l’ostacolo al cambiamento nella psiche del tiranno, che anela al potere per soddisfare tre brame: prima il sesso, poi i soldi, infine il potere. Sembrerebbe, dunque, che la città del buon governo sia destinata a rimanere nel mondo dei sogni, dell’utopia.
Oggi noi ci troviamo riuniti dove l’Italia è nata, in Calabria, una terra che possiede il più ricco giacimento culturale della storia umana. Difatti, Re Italo fondò l’Italia trasformando il popolo degli Enotri da allevatori di animali in agricoltori, avviò cioè un intero popolo verso il vegetarianismo: è questa la vera origine della dieta mediterranea, certificata da Aristotele che riporta quel cambiamento nella Politica (libro VII, capitolo X). Italo inoltre istituì il sissizio, il pasto comune al quale tutti partecipavano e al quale tutti portavano il cibo che divideva in amicizia. Il modo di vivere libero ed egualitario degli Itali influenzò gli schiavi pastori della Lucania, i Bruzi, che fuggirono dai loro padroni e si rifugiarono in Aspromonte. La vicenda dei Bruzi influenzò a sua volta i coloni greci di Locri, i quali introdussero la proibizione della schiavitù nel VI secolo avanti Cristo: era la prima volta al mondo che questo accadeva.
Vegetarianismo, libertà, convivio: su questi tre principi si basava quell’Italia che fece una grande impressione su un bimbo portato a Crotone dal padre durante un suo viaggio d’affari. Quel bimbo, di nome Pitagora, avrebbe girato il mondo e imparato tutto lo scibile umano, ma sarebbe tornato a Crotone, dove fondò la Magna Grecia, inserendo quei tre valori italici dentro la sua sintesi di filosofia, matematica e religione. Egli formò così un corpo di dottrina che sbalordì il mondo, si diffuse per tutto il Mediterraneo e arrivò agli Esseni, i Pitagorici ebrei, che la trasmisero a Gesù.

Questa premessa era necessaria per mostrare come questa terra di Calabria, oggi così problematica, è stata il crocevia di grandi idealità che hanno conquistato il mondo. E mi domando se questa terra è stata grande solo nel passato o può esserlo ancora oggi. A questa domanda ho risposto col mio libro Cristo ritorna da Crotone, breve e libero in rete, che vi invito a leggere. Io non ho dubbi che dalla Calabria verrà la nuova Civiltà Sissiziale. E lo affermo senza lasciarmi scoraggiare dal fenomeno della criminalità organizzata, anzi noto che questa terra sprigiona sempre grandi energie, anche nel crimine. Aspromonte, terra degli schiavi pastori fuggitivi, che poi i conquistatori Normanni ridussero di nuovo a schiavi pastori! Se togli la libertà e l’uguaglianza, prevarranno degrado e crimine, scriveva Platone nella Repubblica!
Passiamo ora alla Medicina Eudemonica e chiariamo che la parola viene dal greco eudaimonìa che significa felicità, il traguardo al quale hanno aspirato gli uomini di tutti i tempi. Scopo della Medicina Eudemonica è quello di intervenire sulle cause che impediscono la felicità  dell’uomo e che possiamo riassumere con una sola parola: angoscia o dolore della vita, come nella lontana India la chiamò un contemporaneo di Pitagora, Budda. La Medicina Eudemonica va oltre la salute del corpo e mira a portare armonia nella psiche, dentro l’individuo: questa medicina sarà la base della Nuova Scuola Pitagorica che vogliamo aprire a Crotone. Pitagora, nel tentativo di stabilire l’armonia, estese la liberazione dall’angoscia agli animali che soffrivano al momento dell’uccisione. La stessa cosa fece Gesù quando cacciò gli animali dal Tempio di Gerusalemme, dove aspettavano di essere venduti e sacrificati. Gesù, il grande medico, conduceva una lotta senza quartiere contro ogni angoscia del vivere: dava il pane agli affamati, la vista ai ciechi, la vita ai morti.
Ho letto di recente che negli USA metà della popolazione ricorre all’aiuto di psicofarmaci per vincere l’ansia. Cosa è che non va? La risposta viene da Pitagora, che condannava i tre fondamenti della vita americana: il consumo di carne, la competizione, la ricerca del successo e dei soldi. Pitagora insegnava che il cibarsi di carne scatenava pulsioni di violenza e disordine sessuale. E riteneva che la vittoria era indegna di una persona perbene: la vittoria sporca l’uomo, sosteneva, perché la vittoria separa il vincitore dai vinti e lo rende soggetto di invidia. Una società altamente competitiva come quella americana, dove tutti sono spinti al successo e a guadagnare molti soldi, non può che generare angoscia. Nelle antiche comunità pitagoriche e cristiane, l’ansia del vivere era azzerata dalla comunione di vita e di beni: il profitto e il danaro stesso erano proibiti. Oggi siamo tutti angosciati da debiti pubblici insostenibili e nessuno ha proposto finora una soluzione accettabile del problema.
Dobbiamo però ammettere che le scuole di Crotone, Atene e Alessandria sono passate e il mondo è stato sempre guidato da politici ambiziosi e corrotti, se non completamente pazzi. E verrebbe la voglia di risolvere il dilemma di Platone sostituendo i medici ai filosofi: perché non mandiamo i medici al potere? Sono una classe colta, rispettata, sempre a contatto con i pazienti e le loro famiglie. Chi meglio di loro potrebbe governare il mondo? Quest’interrogativo me l’ero già posto al momento della visita militare, quando il capitano medico mi dichiarò abile alle armi. Allora avvertii una stonatura: quel medico, che per vocazione doveva curare la salute, era invece un alleato del potere e mi mandava sotto le armi: altri medici avevano fatto la stessa cosa con mezzo milione di giovani italiani morti nella seconda guerra mondiale.
Poi, durante i miei studi in Germania, rimasi scosso quando lessi la lettera con la quale Hitler incaricava il Capo dei Medici del Reich, il dottor Gerhard Wagner, di provvedere col piano Aktion T4 all’eliminazione dei cittadini tedeschi malformati, mutilati, disadattati, down, omosessuali. Non ci fu nemmeno una legge, ma un semplice incarico scritto su una lettera, che i medici tedeschi assolsero praticando una iniezione letale a circa duecentomila persone. Allora compresi che a quei medici mancava quello che mancava a tutti i tedeschi: una presa di coscienza, l’unica forza capace di portare a un cambiamento duraturo. Perché non pensare allora a una Assemblea Eudemonica Permanente che dalla Nuova Scuola Pitagorica dia direttive che portino l’Italia e il mondo fuori dalle secche della politica attuale? Immagino le vostre obiezioni e il richiamo alla realtà. Ma l’uomo è fatto di grandi desideri, e i desideri nascono per essere esauditi, così come è stato per il volo umano e la vittoria su molte malattie. Noi ci troviamo in una terra che ha visto formidabili sperimentatori come Italo, Pitagora, Alcmeone, Platone, Cassiodoro, Gioacchino da Fiore, Campanella. Una cosa accomuna questi personaggi: lo sforzo per trovare forme di vita in armonia con la società e con se stessi. Quell’armonia, che diventò il simbolo del pitagorismo, non si raggiunge per favore divino né per uno strano destino, ma si ottiene con uno stile di vita che elimina le cause dell’angoscia. Si comprende così il messaggio di Cristo: Il regno di Dio è dentro di voi. Egli afferma, da filosofo pitagorico, che il raggiungimento della felicità è a portata di mano se si vive in comunità di vita e di beni, se si rimettono i debiti, se non si spreca la vita alla ricerca del successo e dei soldi. Più ci si avvicina a questi principi, più diminuisce l’angoscia che invece più aumenta quando da essi ci si allontana.
La Nuova Scuola Pitagorica dovrà cercare di vincere anche la più grande delle angosce, quella della morte, che Pitagora vedeva come una trasmigrazione misteriosa dell’anima in un nuovo corpo: la metempsicosi. La Nuova Scuola indagherà a fondo la morte, seguendo l’insegnamento di Gesù. La sua tomba vuota significa che la morte non farà più paura quando la conoscenza spiegherà la morte. L’eclisse di sole ci insegna come ciò sia possibile. Ai tempi di Cartagine, i genitori offrivano al dio Baal il primogenito, bruciandolo vivo, per paura che il sole non sorgesse più. Oggi l’eclisse non mette più paura perché è spiegato: una cosa è il fenomeno e altra cosa è la paura del fenomeno. Sembra un traguardo impossibile, ma la scoperta del Big Bang, della materia oscura e dei buchi neri ci suggeriscono che ci sono molte dimensioni dell’essere ancora inesplorate. Io vi esorto, Signori Medici, di ispirarvi a quelle grandi figure e di essere audaci nel desiderio. Il ciclo di decadenza della Calabria e dell’Italia si sta per chiudere e da Crotone nasce una nuova epoca della storia. 
                                                                                                           Salvatore Mongiardo