venerdì 29 novembre 2019

Gemellaggio S. Andrea-Curinga


Auguri per la festa di Sant'Andrea 2019
Porgo a tutti auguri di buona festa, agli Andreolesi del paese, di Milano, di Roma, delle Americhe e di dovunque si trovano.  
Ho anche il piacere di comunicarvi che ieri sera 28 novembre, nel Duomo di Curinga, dove Sant'Andrea è protettore, ho tratteggiato fa figura dell'Apostolo e il video sarà presto in rete.
D'accordo con i sindaci di Sant'Andrea Jonio, dr. Nicola Ramogida e dr. Vincenzo Serrao di Curinga, si formerà presto un comitato per il gemellaggio dei nostri due paesi.
A Curinga, inoltre, arriverà il Cammino della Prima Italia che partirà da Squillace e sarà inaugurato l'anno prossimo 2020.
Salvatore Mongiardo

giovedì 14 novembre 2019

LA MORTE E IL TOMAISTA


La morte e il tomaista

            Tutti sanno cosa è la morte, anche se poi nessuno la conosce veramente, e Leopardi la definisce questo morir, questo supremo scolorar del sembiante. Molto più facile è spiegare cosa era un tomaista, termine che in italiano non è nemmeno registrato, ma in andreolese indicava l'artigiano che faceva le tomaie, la forma di cuoio che costituisce la parte superiore di una scarpa. Nella Calabria della mia infanzia non si sapeva di numeri di piedi: ogni piede era diverso e il tomaista faceva a ognuno la tomaia adatta. Poi il calzolaio cuciva e inseriva la tomaia sulla suola terminando la scarpa. Il tomaista di Sant'Andrea era grande amico di mio padre, che mi mandò da lui per le tomaie di un paio di scarpe di pelle di capretto. Poi un altro grande amico di mio padre, Severino Voci, mi fece elegantissimi scarponcini neri che furono l'invidia dei miei coetanei, i quali andavano quasi tutti scalzi. Del tomaista non ricordo il nome: la moglie si chiamava Letizia e abitavano vicino a Piazzetta Malaira.   
            Il tomaista seguì la gigantesca ondata migratoria del dopoguerra e partì per l'Argentina con moglie e figli piccoli. Lasciò in paese l'anziano padre, Cola e setta frìavi, Nicola delle sette febbri, così chiamato perché aveva sofferto di sette attacchi di febbri malariche. Poco dopo la sua partenza il padre morì ed io, come facevano i bambini, andai a curiosare. Il vecchio era composto nella bara e le donne recitavano preghiere con voce sommessa. Il morto non aveva più donne nella parentela stretta per cui nessuna gli faceva u trìvulu. Quel compito, riservato alle donne, nel dizionario Andreolese-Italiano di Enrico Armogida è definito così:
Era costituito da una nenia, cioè da una interminabile cantilena - dal ritmo lento grave e penoso - improvvisata e ritmata, con cui si narravano i momenti lieti e tristi della vita del defunto.
Quel lamento faceva venire la pelle d'oca per le grida acute di strazio che la donna del trìvulu emetteva. Per Cola, invece, le preghiere a voce bassa erano come un sussurro per addormentare un bambino.
            In Argentina, dove le pelli di animali erano abbondanti, il tomaista deve aver fatto una discreta fortuna, tanto che poteva permettersi di tornare in paese abbastanza spesso. Naturalmente, ogni volta veniva a trovare mio padre nella sua forgia. Il tomaista aveva preso l'abitudine scherzosa di dire a mio padre che era tornato in paese per ingannare la morte: egli ormai aveva una certa età e la morte poteva cercarlo in Argentina. Così lui veniva in paese, dove la morte non immaginava si trovasse. Al momento di ripartire, tornava a salutare mio padre, dicendogli che era da troppo tempo in paese, dove la morte poteva venire a cercarlo. E allora era più prudente tornarsene in Argentina.
            I suoi tentativi di imbrogliare la morte durarono a lungo, ma alla fine le sue astuzie furono scoperte. Girovagando nelle sterminate pampas, forse camuffata da contadina con falce, la morte lo colse e lo congiunse al padre Cola.

Salvatore Mongiardo
14 novembre 2019

mercoledì 13 novembre 2019

La presidentessa dell'Etiopia

https://youtu.be/GHZgLu7UO00?fbclid=IwAR2dvO_weBAZv4y1T3RZq1vPQ7l2X0vCe4AI-ut7phI1AgSe7QG5KtzCtnI

Con grande emozione vi invito a guardare il video di insediamento della presidentessa dell'Etiopia: sulla Costituzione c'è la stella pitagorica come sulla bandiera, nella quale si aggiungono 5 raggi solari. Il discorso della presidentessa in francese parla della necessità delle donne al governo: la novità viene da dove uno meno se l'aspetta e l'Etiopia dimostra che le nostre radici vanno lontano e stanno rispuntando per un mondo nuovo e sereno. Grazie allo nostra socie NSP che da Parigi mi ha segnalato il video. Evoè.
Salvatore Mongiardo
https://youtu.be/GHZgLu7UO00

venerdì 1 novembre 2019

La dignità della donna - Taverna 27 ottobre 2019


La dignità della donna
Taverna 27 ottobre 2019

            Gli ultimi cento anni hanno visto la popolazione mondiale crescere sempre di più fino ad arrivare oggi a otto miliardi di persone. Nel 1975 eravamo quattro miliardi. Quanti saremo fra cinquant'anni con questo ritmo di crescita? Ora la globalizzazione procede velocemente su base competitiva, e questo comporterà inevitabilmente conflitti pericolosi e squilibri planetari. Non dimentichiamo che negli ultimi 3.550 anni ci sono state sempre guerre con l'eccezione di soli 280 anni di pace.
            Questi conflitti sono sorti perché da millenni i maschi sono stati i capi politici, religiosi e militari. Essi hanno schiavizzato la donna costringendola a ruoli marginali nella società. La cultura maschilista ha portato la terra alla desolazione presente, che potrà solo peggiorare senza un'inversione totale di tendenza che solo le donne possono attuare.
            La dignità della donna, basata sulla sua libertà, prima di tutte quella di procreare, millenni fa era alla base della società nella Prima Italia, oggi Calabria, e fu riconosciuta e praticata da Pitagora a Crotone. Egli affermava addirittura che la donna aveva una maggiore dignità dell'uomo che le proveniva direttamente dalla divinità e le consentiva di praticare spontaneamente la giustezza: diversamente dagli uomini, cioè, lei faceva sempre parti uguali per tutti. Perciò la donna era più degna degli uomini di fare le offerte alla divinità, consistenti in focacce di farina e miele impastate con le proprie mani. Il sacrificio cruento di animali, che era comunemente praticato dai maschi, non era ammissibile per Pitagora.   
            Questa solenne celebrazione della dignità della donna avviene a Taverna, dove, ai tempi della Magna Grecia, le donne erano libere e all'arrivo del dio Dioniso abbandonavano casa, spola, telaio e focolare per seguire il dio al grido di evviva: evoè!
            Da Taverna noi vogliamo proclamare oggi l'Era della Donna: bisogna che le donne di tutto il mondo vadano realmente ai governi per fare della terra la casa comune e felice di tutti i viventi. Solo le donne hanno le energie etiche e morali necessarie per smantellare gli arsenali militari, proibire la fabbricazione di nuove armi, fermare la crescita della popolazione e distribuire ai popoli le enormi risorse finanziarie oggi divorate dagli armamenti.
            L'incontro di Taverna vuole anche essere un riconoscimento e una domanda di perdono rivolta a tutte le donne che nella storia sono state schiavizzate, uccise, stuprate, sfruttate, vendute, prostituite, malmenate, offese e oltraggiate. Le loro infinite sofferenze si tramutano oggi in grandi energie che molte donne ignorano di possedere. Il cuore del nostro messaggio è un'esortazione a tutte le donne perché prendano coscienza del loro compito e della loro capacità di destabilizzare questo mondo violento per trasformarlo in un mondo di pace. Siamo profondamente convinti che, senza il deciso e massiccio intervento delle donne a tutti i livelli politici, religiosi e finanziari, il mondo finirà male: migliaia di anni di storia lo dimostrano.

IL TERZO MILLENNIO

Sorge sull’orizzonte della storia
il tempo nuovo della mansuetudine
quando la donna strapperà di mano
l’arma di morte al guerriero.

Mai più le donne verseranno lacrime
per figli massacrati nelle guerre
mai più la madre dovrà concepire
figli senza speranza del domani.

Si vestirà la donna con i raggi del sole
e scagliando la falce della luna
distruggerà le bombe ed i cannoni
e svuoterà di armi gli arsenali.

Incontro all’uomo andrà a braccia aperte
gli stringerà la testa sul suo seno
gli toglierà dal cuore ogni veleno
e insieme a lui costruirà la pace.

Salvatore Mongiardo
27 ottobre 2019