giovedì 7 marzo 2024

FESTA DELLA DONNA 2024

Partecipo con tutta l’anima a questa festa ricordando il pensiero dominante mio e della Nuova Scuola Pitagorica: la salvezza dell’umanità è nelle mani della donna, la quale non ha mai fatto guerre né stragi. La donna è madre e aiuta e protegge la vita in ogni situazione. Il maschio assale, uccide e distrugge come ha fatto negli ultimi sei mila anni. Noi uomini dobbiamo aiutare le donne a recuperare la coscienza del loro alto destino: le donne devono prendere le redini del mondo non per fare quello che gli uomini fanno e hanno fatto, ma per infondere la cultura materna in ogni situazione. Se l’animo del maschio non si unirà all’ETERNO FEMMININO, l’umanità non avrà mai pace. Come fiori per la festa mando il link del mio libro in italiano e inglese con la poesia finale: PENSIERI D’AMORE. Evoè!

 MI DIMETTO DA MASCHIO

https://drive.google.com/file/d/15VxVN0mM_3yWx7SE7G7cQTyZV5AY4BFg/view?usp=sharing

 I DISMISS MYSELF AS A MAN

https://drive.google.com/file/d/1u6FxXP5TBt_vs6b2_q-wBlBRLI544Bb-/view?usp=sharing

 Salvatore Mongiardo, 8 Marzo 2024

martedì 23 gennaio 2024

DOMENICO CUNSOLO

LE PIU' BELLE CANZONI D'AMORE: 

1. STIMA; 2. LA VITA E' COME UN FIORE; 3. MARIA SPLENDE; 4. MERAVIGLIOSA;  

5: CALABRIA SPLENDE; 6: IL MARE FA PARTE DELL'AMORE; 

7. COSA E' LA VITA; 8: TATTO REALE; 9: ROSA D'AMORE; 10: IL NOME DI DIO.

https://drive.google.com/file/d/1RImLo0Ov-kYksXwmz_ddx70sIgC0TZ0c/view?usp=sharing 

venerdì 13 ottobre 2023

TRIVELLATE ME!

 TRIVELLATE ME!

Sono Pitagora, vivo e abito da molti secoli con mia moglie Teano a Capo Lacinio, una delle terre lacine intrise di miele e di etica universale.

Provengo dal cosmo e fui destinato a questa terra di Calabria che diede vita alla Prima italia.

Trivellate me e troverete una sorgente inesauribile di sapienza per cambiare questo mondo che va in rovina.

Gaspare Brescia

13 ottobre 2023

 

S. MONGIARDO - SANT'ILARIONE DI GAZA

https://docs.google.com/document/d/1laCte40BbFpV8qPBlT9oXVNPWDMOkH3b/edit?usp=sharing&ouid=104489903360191942712&rtpof=true&sd=true 

martedì 3 ottobre 2023

I FICHIDINDIA

 I FICHIDINDIA

              L’autunno mi invita a passeggiate in campagna, dove abbondano le piante di ficodindia cariche di frutti maturi che nessuno più raccoglie. Sant’Andrea ha tantissime di quelle piante arrivate dal Messico, che non hanno bisogno di nessuna cura, offrono frutti abbondanti e squisiti, e crescono soprattutto in terreni scoscesi o poco adatti ad altre colture, in andreolese scorciatini, parola che, secondo l’Armogida, indica piccoli appezzamenti di terreni di scarso valore. Ai tempi che furono, era un rito per noi ragazzini farsi con della latta un coltello per ficodindia. Ora li guardo e passo oltre, ma mi sembra che le piante mi rimproverino così: Nemmeno tu ci vuoi più? Facciamo ancora quei frutti squisiti, quelli verdi o rossi che a te tanto piacevano…Accelero il passo per non farmi vincere dalla nostalgia, e ricordo le basse piante di agazzari, l’artemisia campestre, con la quale facevamo scope rudimentali da passare sui frutti prima di raccoglierli per toglierne le spine.   

A volte qualcuna di quelle minutissime spine entrava negli occhi: il bruciore era forte, ma nessun dramma. Bastava passare da mia zia Antinisca Ranieri, che abitava la casa a destra del Muretto di Sofia, sua madre e mia bisnonna. La zia era maestra nel togliere quelle spine con garbo senza chiedere nessun compenso. Apriva una scatolina nella quale conservava una lanuggine di seta grezza, quella che univa i bozzoli prima della loro bollitura per ricavarne la seta. La passava all’interno dell’occhio, le spine vi si attaccavano e la zia mandava la persona guarita a sciacquare il viso alla vicina fontana pubblica.

L’altro giorno passeggiavo nelle colline della località Incenso, e mi sedetti a guardare il mare con i riflessi blujonici che tanto amo. Mi venne allora una fantasia. Non era più tempo di rudimentali coltelli di latta, ci voleva un attrezzo adatto, ben forgiato e con un’asta per raccogliere quei frutti. Ci voleva un’alabarda come quella delle guardie svizzere del papa, dotata di una punta per bucare la pala, un gancio per tirarla e il taglio per tagliare la pala e sbucciare il frutto. Ma come fare per averne una? Escluso che le guardie me la dessero, bisognava arrivare al papa, al quale chiederla senza possibilità di rifiuto. Alle prossime elezioni presidenziali, se io fossi eletto presidente, riserverei la prima visita al papa e in quell’occasione gli chiederei un’alabarda: il santo padre con un largo sorriso direbbe alla guardia di consegnarmela. 

Intanto, le piante di ficodindia possono continuare il loro ciclo di nascita, morte e rinascita dalle loro pale cadute a terra, e i frutti non raccolti possono fare sogni spinosi ma tranquilli al sole temperato d’autunno.

Salvatore Mongiardo

3 ottobre 2023

giovedì 4 maggio 2023

PREPACORE DI SAMO-RC

 PRECACORE, CREPACORE O PREPACORE?

Domenica 23 aprile 2021 volevo visitare le rovine di quel suggestivo villaggio, distrutto da un grande terremoto, in seguito al quale la popolazione si trasferì nella vicina Samo, in provincia di Reggio Calabria. La mia schiena non mi ha consentito di arrivare, assieme agli amici camminatori di Calabriando, fino ai suggestivi ruderi posti su un’altura che gode di una grande visuale. Ho cercato di capire l’origine dei due nomi attribuiti a quel posto, ma nessuno di essi mi sembra corretto. Con una piccola ricerca credo di aver risolto l’enigma. In greco antico il nome doveva essere PREPACORE, formato da prepo, essere bene in vista, e core, che significa paese, quindi paese bene in vista.

Salvatore Mongiardo

4 maggio 2023

sabato 3 dicembre 2022

ANNIBALE A CAPO LACINIO


Annibale lasciò Taranto dopo il 209 a. C. e si diresse verso Crotone, dove si accampò a lungo a Capo Lacinio, da dove rientrò a Cartagine nel 203 a. C. Nel suo viaggio perse il suo elefante, l'unico fino allora sopravvissuto, che forse lui volle ricordare col monumento che esiste ancora a Campana.

https://drive.google.com/file/d/1EPZW-6XYwnMTydHCX5vn5QDb62Eqqp2d/view?usp=sharing 

mercoledì 28 settembre 2022

POESIE DI VITO MAIDA

 POESIE DI VITO MAIDA

Riporto quattro poesie dell’amico e grande poeta Vito Maida, morto nel 2005, che ho ritrovato da lui manoscritte per me nel settembre del 2003.

SETTEMBRE

A settembre

restano pochi fichi da raccogliere

e molte ore

da fare in solitudine.

Sono passati i giorni,

una stagione,

e nessuno viene più

nell’orto del vicino,

dove l’uva è matura,

le pannocchie sono alte,

e le zucche sono sparse sul sentiero

come lettere gialle non spedite.

 

 

SCRIVERE

 

Scrivere è un privilegio,

una fortuna,

fossi un cerchio di luna,

in ogni tasca mi farei trovare.

 

IL VIAGGIO

 

Nel viaggio si consuma l’incertezza,

e più della partenza e dell’arrivo

conta la strada,

e un pezzo di specchio per tornare.

 

I TEOLOGI

 

Hanno teste luminose

I teologi,

luce su luce vanno avanti

a comporre, sulla terra,

l’agenda di Dio.

 

Salvatore Mongiardo, 28 settembre 2022

mercoledì 29 giugno 2022

sabato 26 febbraio 2022

INVASIONE UCRAINA

INVASIONE UCRAINA

L'appello di questi professori e ricercatori russi è molto coraggioso. Vi giro il messaggio ricevuto da una collega Unical ...


Gentili colleghe e colleghi,

ieri, poche ore dopo l'inizio dell'invasione, un gruppo di ricercatori e giornalisti scientifici russi ha scritto una lettera aperta di condanna dell'aggressione militare del loro paese contro l'Ucraina. E' un testo importante per la chiarezza della presa di posizione, per il coraggio degli estensori, data l'ulteriore restrizione degli spazi di libertà di parola in Russia, e per il prestigio delle istituzioni in cui lavorano, dall'Accademia delle Scienze Russa all'Università Lomonosov di Mosca. Lo potete leggere qui di seguito, nella traduzione che ho condotto per la Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea). Finora ha raccolto oltre duemila firme. 
Questa è la versione originale in lingua russa: https://trv-science.ru/2022/02/we-are-against-war/.

Cordialmente,
Antonella Salomoni

Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Cubo 0B - Università della Calabria 
87036 Arcavacata di Rende (CS) - Italia

Lettera aperta di ricercatori e giornalisti scientifici russi contro la guerra in Ucraina
     Noi, ricercatori e giornalisti scientifici russi, esprimiamo una risoluta protesta contro le azioni militari avviate dalle forze armate del nostro Paese nel territorio dell'Ucraina. Si tratta di una decisione fatale che causerà enormi perdite umane e minerà le basi del sistema di sicurezza collettiva. La responsabilità per aver scatenato una nuova guerra in Europa ricade interamente sulla Russia.

     Questa guerra non ha alcuna giustificazione razionale. I tentativi di sfruttare la situazione nel Donbass come pretesto per lanciare un'operazione militare non meritano alcun credito. È evidente che l'Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro Paese. La guerra contro di essa è ingiusta e del tutto insensata.

     L'Ucraina era e resta un Paese che ci è vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi ricercatori che vivono in Ucraina. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo. Scatenare una guerra per soddisfare le ambizioni geopolitiche della dirigenza della Federazione Russa, spinta da fantasiose e discutibili considerazioni storiche, è un cinico tradimento della loro memoria.

     Noi rispettiamo l’ordinamento statale ucraino, che si regge su istituzioni democratiche realmente funzionanti. Comprendiamo la scelta europea dei nostri vicini. Siamo convinti che tutti i problemi nelle relazioni tra i nostri paesi possono essere risolti in modo pacifico.

     Scatenando la guerra, la Russia si è condannata all'isolamento internazionale, ad una condizione di paese-paria. Ciò significa che noi, ricercatori, non saremo più in grado di svolgere normalmente il nostro lavoro. Del resto, è impensabile portare avanti ricerche scientifiche senza la piena cooperazione con i colleghi degli altri paesi. L'isolamento della Russia nel mondo significherà aggravare ulteriormente il degrado culturale e tecnologico del nostro Paese, nella totale assenza di prospettive positive. La guerra con l'Ucraina è un passo nel vuoto.

     Ci amareggia vedere come il nostro Paese, che diede un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, fomenti oggi una nuova guerra nel continente europeo. Esigiamo l’immediata cessazione di tutte le operazioni militari dirette contro l'Ucraina. Esigiamo il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dello Stato ucraino. Esigiamo la pace per i nostri paesi.

martedì 21 dicembre 2021

La ragion di Pitagora

https://drive.google.com/file/d/1cfIo0RaiL_eIqdbcMzvrLFRC4r6H2NK2/view?usp=sharing 

Per gli appassionati di geomanzia, un'antica arte divinatoria, ritrovata in un codice di Firenze del 1200

lunedì 20 dicembre 2021

GASPARE BRESCIA LAVORA ALLA STATUA DI PITAGORA

https://fb.watch/a0784udIzG/ 

PREGHIERA ALLA MONACHELLA DI SAN BRUNO

    Preghiera alla Beata Mariantonia Samà (1875-1953)

detta Monachella di San Bruno

Nata, vissuta e morta a Sant’Andrea Jonio (CZ)

____________

 O Beata Mariantonia,

Tu sola donavi un lettuccio e una cena nel tuo povero alloggio alla mendicante forestiera che aveva perso l’uso delle gambe e si trascinava per le vie del paese su mani e ginocchia.

 Tu non volesti andare a vivere con le Suore Riparatrici per non abbandonare le molte persone che a te venivano per conforto, infondendo speranza a quanti emigravano o partivano in guerra.

 Noi ti preghiamo, aiuta i migranti respinti e maltrattati mentre cercano una terra che li accolga. Col tuo cuore di donna calabrese corri in aiuto a quelli che fuggono da guerre, miseria, persecuzioni e tendi pietosa la tua mano a quelli che annegano in mare.

A Te, che vivesti una vita umanamente impossibile bloccata a letto per sessanta anni, noi Ti chiediamo che cessino inimicizie e guerre e tutti i popoli si riconoscano in una sola famiglia umana.  Così sia.

 Salvatore Mongiardo

Dicembre 2021

martedì 30 novembre 2021

Rosalba Petrilli - Proposta di un esame genetico dei Lacini

https://drive.google.com/file/d/13o-Ri1re6DF8Akj5CE4Sa-JpNAuigKui/view?usp=sharing 

La biologa Rosalba Petrilli si riallaccia al documento di Salvatore Mongiardo:

https://drive.google.com/file/d/1UPK0mePn_YYUdf0nvBDpbd48V74HCyxg/view?usp=sharing



venerdì 29 ottobre 2021

VERSIONE CORRETTA DEL PADRE NOSTRO

Versione corretta del Padre Nostro

              Il pane quotidiano che Gesù chiede al Padre mi è sembrato recentemente una ripetizione in quanto egli chiedeva oggi il pane quotidiano. Ho guardato il testo originario greco del vangelo di Matteo e la parola quotidiano non esiste: al suo posto c’è il termine epìousion, che deriva da epì, sopra, e ousìa, sostanza. Gesù insegnava dunque a chiedere un pane soprassostanziale. Ho guardato poi la Vulgata, la traduzione di San Gerolamo, vir trilinguis che conosceva latino, greco ed ebraico, e con mia sorpresa ho visto che egli tradusse arton epiousion in panem supersustantialem. Cosa sia questo pane soprassostanziale ce lo spiega Gesù stesso nel vangelo di Giovanni (6, 26-41) dopo l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ai discepoli difatti insegnava:  

Avete mangiato dei pani e siete stati saziati… Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà… il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e dà vita al mondo... Io sono il pane disceso dal cielo.

              La Chiesa nei secoli ha cambiato quel termine in quotidiano forse perché di facile comprensione o forse anche per dare speranza alle turbe di affamati. Non era comunque quello che insegnava Gesù, il quale ben comprendeva la fame fisica, tanto che faceva miracoli per saziare gli affamati, ma ricordava che era più importante ottenere quel pane divino, cibo dell’anima o panis angelicus secondo San Tommaso d’Aquino, che consisteva nel fare la volontà di Dio.

              Con la recente modifica della preghiera voluta da Papa Francesco, non c’è più l'invocazione a Dio 'non indurci in tentazione' ma 'non abbandonarci alla tentazione'. Quella modifica sarebbe stata resa necessaria "per una fedeltà alle intenzioni espresse dalla preghiera di Gesù e all'originale greco". Questa affermazione è errata perché l’originale greco è: καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν (ke me eisenegkes imas ei peirasmon) giustamente tradotta da San Gerolamo: et ne nos inducas in tentationem. Non indurci è la traduzione corretta di me eisenegkes imas, seconda persona del congiuntivo aoristo secondo con valore esortativo negativo del verbo eisfero, indurre, condurre, portare in. Per il greco il Papa farebbe bene a consultare, come ho fatto io, il Prof. Enrico Armogida.

Un’altra discrepanza tra l’insegnamento di Gesù e quello della Chiesa si trova nella dottrina sul regno dei cieli o regno di Dio. Gesù disse (Luca 17,21): Il regno di Dio è dentro di voi (E basileia tou Theou entos ymon estin). In greco entos significa dentro, all'interno o nell'interiorità. San Gerolamo lo conferma scrivendo che il regno è intra vos, dentro di voi. Invece, diverse traduzioni italiane scrivono: il regno di Dio è in mezzo a voi, una traduzione fuorviante, perché Gesù parla del cuore, dell’anima e del sentire della persona.  

Salvatore Mongiardo

29 ottobre 2021

giovedì 24 giugno 2021

PRIMA VENUTA DI PITAGORA A CROTONE

 

Intorno al 1200 d. C. il medico e bibliografo Ibn Abi Usaybi redasse a Damasco un riassunto in arabo della Vita di Pitagora di Porfirio. In essa si legge quanto segue della prima venuta di Pitagora col padre Mnemarco a Crotone:

Quando di lì (Samo) viaggiò alla volta di Crotone, prese con sé Pitagora perché lì si divertisse; infatti, l’Italia era molto salubre e fertile, e si narra che Pitagora solo a causa della sua bellezza, che aveva visto per la prima volta, sia ritornato lì e si sia stabilito.

Un altro dato interessante che conferma la mia ricostruzione degli anni di vita di Pitagora, è l’affermazione che egli lasciò Samo per Crotone all’età di sessant’anni.

Salvatore Mongiardo

24 giugno 2021

venerdì 28 maggio 2021

venerdì 26 marzo 2021

GIOACCHINO DA FIORE: DE GLORIA PARADISI

POEMETTO POCO CONOSCIUTO CHE DIVIDE L'ALDILÀ IN INFERNO, PURGATORIO E PARADISO UN SECOLO PRIMA DI DANTE

https://drive.google.com/file/d/11kvHJEduBA_ZsdzyJYh15dvzCoG9_Azu/view?usp=sharing 

venerdì 19 marzo 2021

domenica 14 febbraio 2021

AUGURI A DRAGHI

https://drive.google.com/file/d/1EUW068c5-b-j2Do9PvFWwONRGSlLZwW7/view?usp=sharing 

SAN VALENTINO DI GIUSEPPE CONTE

 

           Così chiamo questo San Valentino 2021, pensando al saluto di addio che il Presidente Conte ha dato da Palazzo Chigi tra applausi calorosi e prolungati del personale alle finestre. Egli appariva calmo, forte e  contento di lasciare i sepolcri imbiancati della politica, belli all'esterno, ma pieni di ogni putridume all'interno.

            Il gesto che passerà alla storia è quando lui ha preso con determinazione la mano della sua riluttante compagna e l'ha avvicinata al suo fianco. Forse nemmeno lui si è reso conto dell'importanza di quel gesto, che apre lo scenario consolante della donna alla guida del mondo nella politica, nelle religioni, nella finanza e in ogni altra manifestazione.

            Libero dai lacci della politica, in silenzio ma con un gesto eloquente di liberazione emozionale, Conte ha indicato la strada che l'umanità dovrà percorrere. Quella strada riporta all'Età dell'Oro, l'epoca gilanica, quando l'umanità dell'Antica Europa era guidata dalle donne, non c'erano guerre, la vita scorreva benevola, serena e libera, protetta dalla divinità rigeneratrice della Grande Madre.

            Grazie, caro Giuseppe Conte, che hai saputo ascoltare il tuo cuore e hai indicato da Roma, capitale sanguinaria e oppressiva dei Cesari e dei Papi, la via verso il nuovo mondo.

            A tutte le donne del mondo, soprattutto a quelle della mia vita, auguro un San Valentino denso di belle emozioni. Evoè.

 

Salvatore Mongiardo

San Valentino 2021           

domenica 31 gennaio 2021

Pitagora e la crisi politica del 2021

             Diverse persone mi hanno sollecitato a esprimere un giudizio su quanto sta succedendo nella politica mondiale, e perciò scrivo quest'analisi per cercare di capire le cause del disordine nel quale il mondo sembra scivolare.

             Il termine di politica e quello di polizia derivano da polis, la città stato dell'antica Grecia e delle sue colonie. Per un'analisi approfondita, però, dobbiamo andare molto più indietro nella storia, fino al 10000 (diecimila) a. C., quando nella Mezzaluna Fertile, che comprendeva Egitto, Israele, Fenicia, Anatolia, Siria e Iraq fino al Golfo Persico, nacque l'agricoltura che, alla velocità di un chilometro l'anno, si diffuse in una vasta area del mondo occidentale. L'agricoltura arrivò così nell'Antica Europa, che comprendeva Moldavia, Romania, Ungheria, Balcani, Italia meridionale, Sicilia, Grecia e le isole inclusa Creta. Era un mondo che viveva essenzialmente di agricoltura, dove non c'erano armi né guerre, si conduceva una vita comunitaria guidata dalle donne, e la Grande Madre era la divinità fonte di ogni rigenerazione. Gli scavi archeologici mostrano che la vita scorreva serena con danze e acconciature raffinate delle donne. Era l'Età dell'Oro, descritto da autori importanti come Esiodo, Virgilio, Seneca, Tibullo e Ovidio.  

             Le testimonianze di quegli autori erano ritenute delle leggende fin quando le scoperte dell'archeologa e linguista Maria Gimbutas (1921-1994) ci hanno fornito le prove che quel mondo è realmente esistito per circa quattro millenni a partire dal 7000 a. C. circa. Quelle scoperte, inizialmente poco accolte dal mondo accademico, furono poi puntualmente confermate dalle indagini genetiche condotte da Cavalli Sforza e dagli studi della lingua indoeuropea, dalla quale derivano quasi tutte le lingue europee, greco e latino inclusi.

             La civiltà descritta dalla Gimbutas fu chiamata gilanica, unendo le due parole greche di donna+uomo. Quelle popolazioni gilaniche, furono assoggettate poi da nomadi indoeuropei, i kurgan, che vivevano nelle steppe attorno al Caucaso, al Volga o in Siberia. I Kurgan erano militarmente forti grazie all'addomesticazione del cavallo, ed erano comandati da un capo guerriero che aveva donne e schiavi. Il termine kurgan deriva dai grandi tumuli di sepoltura nei quali venivano sepolti i prìncipi morti e il loro seguito di mogli e schiavi vivi, secondo un'usanza diffusa in diverse popolazioni antiche, perfino tra i Maya del lontano Messico.  

             La Gimbutas ha affermato che l'invasione-migrazione dei Kurgan avvenne in varie ondate. Tutti i Greci che parteciparono alla guerra di Troia erano in realtà discendenti di indoeuropei che avevano invaso il Peloponneso e le isole. La loro origine caucasica, oggi confermata dall'esame del DNA, è testimoniata dall'Iliade che descrive come biondi Achille, Elena e Menelao. La stessa Creta fu invasa dagli Achei di Atene intorno al 1500 a. C. sotto il re Minosse. La civiltà gilanica scomparve quasi dappertutto, ma sopravvisse nella Prima Italia, oggi Calabria, dove Pitagora la scoprì e la elaborò in dottrina etica universale.

             Nel 1991 Marija Gimbutas affermava:

 Rifiuto l’assunto secondo il quale con il termine civiltà ci si riferisce necessariamente a società guerriere maschili. La base di ogni civiltà risiede nel suo livello di creazioni artistiche, di conquiste estetiche, di valori non materiali e di libertà, che danno significato, valore e gioia alla vita per tutti i suoi cittadini, così come un equilibrio di potere tra i due sessi.

             Pitagora vedeva la competizione come un gran male e cercava di eliminarla nella vita privata, nella pubblica e soprattutto nella politica. Competere per vincere sporcava la persona, che così rompeva la comunità per emergere sugli altri, rompendo l'equilibrio di libertà, amicizia, comunità di vita e di beni. Non c'era quindi spazio per la competizione politica né per i partiti che agitavano la polis di Crotone, portandola a guerre sanguinose contro le altre poleis come Locri o Sibari. Il filosofo non voleva la competizione politica perché essa sprecava le energie per far prevalere un partito sugli altri, attitudine predominante allora come ora. Il ragionamento limpido e matematico di Pitagora si scontrava però con la voglia irrefrenabile dei maschi di battersi, scaricando così le pulsioni aggressive generate dal testosterone.

             Da allora fino ai nostri giorni la storia è stata un susseguirsi di guerre, eccidi e stragi di ogni genere, di per sé contrarie a ogni logica. Prendiamo ad esempio la Germania e l'Inghilterra, acerrimi nemici nella seconda guerra mondiale, ma ambedue anglosassoni, come prova il loro regime feudale nel passato. L'entusiasmo inglese nel battersi contro l'aggressione di Hitler derivava anche da quella brama antica di scontro. Ciò mi sembra provato dal fatto che Churchill affermò ripetutamente che lui era nato per quella lotta e, vinta la guerra, non fu rieletto perché era vento a mancare l'entusiasmo di partecipare alla battaglia.

             La stessa osservazione vale per gli Stati Uniti, dove la recente lotta senza quartiere di Trump per rimanere al potere è spiegabile solo con l'esasperazione competitiva nella quale gli americani vivono quotidianamente. In Usa è inconcepibile una vita senza competizione: bisogna essere e avere sempre più degli altri. 

             L'Italia è un esempio evidente di come la competizione politica miri nei fatti al predominio di un partito e di un capo politico sull'altro. I Padri Costituenti vollero come stemma della Repubblica Italiana la stella a cinque punte, lo stellone d'Italia, con esplicito richiamo alla Magna Grecia: quella stella era difatti il simbolo dei pitagorici. La Costituzione italiana riconosce però i partiti politici sui quali si basano i governi. Ed è sotto gli occhi di tutti come i partiti italiani abbiano generato una lotta incessante per arrivare al potere: l'Italia ha avuto sessantasei governi in settanta anni. 

            L'Italia è ostaggio di due forme competitive: la destra e la sinistra, ideologie aggressive di origine indoeuropea. Ciò è confermato dal fatto che la popolazione del Sud Italia è stata obbligata a combattere nella seconda guerra mondiale contro la Grecia, da dove provenivano i nostri progenitori, e contro gli Stati Uniti, dove c'erano mio nonno e i miei zii tra milioni di emigrati italiani. Io non credo che sia possibile un ordine stabile del mondo senza una forma di vita comunitaria non competitiva. Del resto le molte rivoluzioni, incluse quella francese e le varie forme di comunismo, sono sorte per abbattere il feudalesimo e le divisioni tra ricchi e poveri.  

             Il principio di non competizione politica è stato adottato dalla Cina, dove tutto il potere è in mano al partito unico comunista. Questo ha permesso a quel paese di realizzare in pochi decenni dei progressi impensabili, tanto da diventare una superpotenza mondiale. Ed ha anche consentito alla Cina, unica al mondo, di risolvere il problema della sovrappopolazione, sancito nella sua Costituzione del 1982 al punto venticinque dei Principi Generali:

 Lo stato sollecita la pianificazione familiare, in modo che la crescita demografica si adegui allo sviluppo economico e sociale.

             La Cina ha cinque stelle pitagoriche nella sua bandiera. A me sembra di vedere Pitagora che da Crotone tende idealmente la mano al suo contemporaneo Confucio in Cina. Quei due grandi insegnavano la stessa dottrina, secondo la quale l'umanità poteva vivere felice solo nell'osservanza dei principi etici. Confucio affermava:

 Chi desidera procurare il bene altrui ha già assicurato il proprio. La virtù si può diffondere per cerchi concentrici, prima nella cerchia ristretta dei propri familiari più intimi, e poi a distanza crescente, fino a includere l'intera comunità umana.

             Comunque stiano le cose, è innegabile l'entusiasmo che in questo periodo regna tra i Cinesi, mentre negli altri popoli, specie in Europa e America, sono diffusi depressione, frustrazione e pessimismo: non è un bel vivere.   

             Il ponte etico, progettato millenni addietro dalle due grandi anime di Pitagora e Confucio, si sta realizzando sotto i nostri occhi: la Cina è vicina.

          Salvatore Mongiardo

          31 gennaio 2021

           

martedì 29 dicembre 2020

PITAGORA CONTRO JOHN WAYNE

 

PITAGORA CONTRO JOHN WAYNE

 

            Chi sia Pitagora lo sanno tutti, anche se John Wayne lo supera in notorietà per il successo nei film western in cui egli è protagonista. Tra i due personaggi intercorrono fino a oggi duemila e cinquecento anni, da quando nel 532 a. C. Pitagora fondò la sua scuola a Crotone, attorniato da giovani desiderosi di apprendere. John Wayne nei film compare attorniato da cowboy e pistoleri armati, che si azzuffano e si sparano nei bar e nelle praterie.  

             I cowboy americani, i ragazzi delle vacche, bovari o vaccari, badavano nei ranch alle mandrie di vacche, allevate dai proprietari terrieri e destinate al macello nelle città. Molto spesso esse erano rubate, ritrovate e recuperate dai proprietari armi alla mano, ma il destino delle vacche era sempre lo stesso: nei film e nella realtà non c'era nessuna attenzione per la sorte di quegli animali. La vacca, il bue e il vitello erano e sono ancora considerati oggetti inanimati il cui compito è fornire grandi bistecche agli americani.   

             Nelle popolazioni italiche invece, Pitagora trovò la venerazione per il bue, rispettato come aratore che perciò non poteva essere ucciso e, anzi, era onorato e offerto alla divinità come pane in forma di bue. Gli storici riportano che Pitagora si rifiutò di uccidere il bue che un uomo gli aveva dato perché lo sacrificasse, e lo lasciò libero di pascolare vicino a un tempio. Egli stesso poi adottò la tradizione italica del Bue di Pane, che offrì alla divinità in ringraziamento per la scoperta del suo famoso teorema.

             Possiamo ora chiederci se sia superiore la civiltà americana dei macelli, dove animali come i vitelli piangono prima di essere sgozzati, o la civiltà dell'India, dove la vacca è sacra e libera di muoversi su tutto il territorio. E ci chiediamo anche se i nostri meridionali emigrati in America non portassero ai mangiatori di carne una civiltà superiore, quella dell'umile pizza, che senza campagne di marketing è diventata il cibo più conosciuto al mondo. Nel 1910 mio nonno Bruno emigrò negli Stati Uniti e dovette vendere il carro e i due buoi che lo tiravano. Uno dei due buoi era così grande e forte che il suo giogo doveva essere bloccato con una catena per non squilibrare l'altro bue. Dopo decenni il nonno lo ricordava ancora, rimpiangendo di averlo dovuto vendere.  

             I percorsi della civiltà sono sempre complessi e spesso sotterranei, ma una conclusione appare evidente. Se vogliamo sopravvivere e vivere bene, dobbiamo adeguarci tutti all'etica italica e pitagorica della Prima Italia, quella del Bue di Pane, che noi abbiamo ripreso come simbolo della fine di ogni violenza. Evoè!

 

Salvatore Mongiardo

29 dicembre 2020