mercoledì 29 settembre 2010

NUOVA SCUOLA PITAGORICA


Gentilissime Signore e Signori, Signori Medici,

intorno al 440 avanti Cristo, con l’attivo interessamento di Pericle da Atene, fu riaperta a Crotone la scuola pitagorica, dopo la cacciata di Pitagora e dei suoi seguaci avvenuta intorno al 500 a. C. Furono circa sessanta i pitagorici tornati a Crotone, guidati dai vecchi pitagorici che si erano dati alla medicina. Scrive difatti Giamblico nella Vita Pitagorica (35, 264):

Dopo molti anni… i Crotoniati furono presi da sentimenti di pietà e di pentimento e decisero di far tornare in patria i pitagorici superstiti. Fecero venire degli ambasciatori dall’Acaia, tramite i loro buoni uffici si riconciliarono con gli esuli e consacrarono a Delfi i patti giurati. I pitagorici che fecero rientro erano ben una sessantina, vecchi a parte. Tra questi ultimi, alcuni si erano dati alla medicina e curavano i malati con un opportuno regime alimentare: furono costoro a guidare il ritorno.

Quella scuola filosofica continuò a essere la più famosa nel mondo antico, e lo stesso Platone la frequentò per apprendervi una sapienza di vita e un’altezza di speculazione per le quali l’Italia di allora fu chiamata Magna Grecia. Quella Prima Italia, giustamente così definita da Domenico Lanciano, non fu chiamata grande per la floridità dei commerci o la ricchezza delle città, ma unicamente per gli insegnamenti e i precetti della filosofia pitagorica.
Assieme alla filosofia fiorì a Crotone anche la medicina, e i più illustri rappresentanti furono Alcmeone e Democede. Nell’ambito della medicina i pitagorici apprezzavano soprattutto la dietetica, indagavano il giusto rapporto tra fatica, alimentazione e riposo e furono i primi a studiare la preparazione degli alimenti.
A me preme però esporre brevemente la visione pitagorica dell’uomo, visto nella sua completezza di anima e corpo, proteso verso il suo destino che era l’unione con Dio. Pitagora stesso affermava esplicitamente di essere figlio di Apollo: aveva raggiunto cioè un’identificazione personale col dio del sole, e i suoi contemporanei gli riconoscevano questa filiazione chiamandolo divino. Nella cultura greca, essere figlio di un dio era ritenuto possibile, tanto è vero che c’erano molti casi di figli generati dall’unione tra dèi e mortali. Una simile filiazione era impensabile nel mondo mediorientale, dove la filiazione da Dio, o il pretendere di essere uguali a Dio, era considerata bestemmia e veniva punita con la morte. Nell’Eden della Bibbia c’era l’albero della conoscenza del bene e del male, ma era proibito mangiarne il frutto perché, chi lo mangiava, diventava come Dio. E difatti la disobbedienza di Adamo ed Eva fu punita con la cacciata dal paradiso terrestre e la morte. 

Cinque secoli dopo Pitagora, nasceva in Palestina Gesù, destinato a dividere in due la storia del mondo, prima e dopo di lui. Dopo il tradimento e la cattura viene condotto davanti al sinedrio, gli viene chiesto se è figlio di Dio e la risposta è limpida: Sì, lo sono. Con quell’affermazione Gesù firma la sua condanna a morte. Ma come era arrivato Gesù all’autocoscienza di essere figlio di Dio, se la cultura ebraica escludeva e condannava quella possibilità?
Oggi è universalmente accettato che Gesù era in qualche misura ammiratore o seguace degli Esseni, la setta religiosa di Ebrei che lasciarono i loro scritti nei Rotoli trovati nelle grotte di Qumran, vicino al Mar Morto. Lo stesso Papa Benedetto XVI, durante la celebrazione del Giovedì Santo 5 aprile 2007, ha affermato che Gesù potrebbe aver celebrato la Pasqua ebraica, la sua Ultima Cena, nel giorno in cui la fissava il calendario degli Esseni, che erano vegetariani. Il papa ha detto testualmente:

…Gesù ha celebrato la Pasqua con i suoi discepoli probabilmente secondo il calendario di Qumran… e l’ha celebrata senza agnello…

C’è però da chiedersi a chi s’ispiravano gli Esseni nella loro pratica rigorosamente vegetariana e nella contestazione del Tempio di Gerusalemme e di ogni sacrificio cruento. Una fonte, che nessuno può mettere in dubbio, è il grande storico Giuseppe Flavio, colto ebreo di nobile famiglia, che partecipò come generale alla guerra contro i Romani e predisse a Vespasiano che sarebbe diventato imperatore. Nelle Antichità Giudaiche (XV, 371) egli scrive testualmente degli Esseni:

Si tratta di un gruppo che segue un genere di vita che ai Greci fu insegnato da Pitagora.

E non c’è alcun dubbio che i pitagorici e gli Esseni vivevano sostanzialmente secondo le stesse regole: vita di comunità, lontano dalle città, beni in comune, castità, cena rituale, vesti di lino bianco, vegetarianesimo.
Stando così le cose, possiamo affermare che Gesù era un pitagorico in quanto gli Esseni erano pitagorici: gli Esseni quindi sono l’anello di congiunzione tra Pitagora e Cristo. In altre parole, il padre culturale di Gesù fu in gran parte Pitagora, con la sua dottrina basata sull’identificazione con Dio, la proibizione assoluta dei sacrifici cruenti, la castità e la comunione dei beni. In questa direzione sto lavorando a un mio libro dal titolo: Cristo è arrivato a Crotone, dove si evidenziano tutti i punti d’identità che ho riscontrato nelle tre vite di Pitagora scritte da Giamblico, Porfirio, Diogene Laerzio da un lato, e nei quattro Vangeli canonici dall’altro.

Identificarsi con Dio ha portato sia Pitagora sia Gesù a sprigionare energie sovrumane che hanno spinto i confini della conoscenza a livelli tali che ancora siamo qui a parlarne. Si potrebbe azzardare allora una domanda attinente la medicina, che formulerei così: l’identificazione con Dio cambia qualcosa a livello del cervello, della psiche, degli ormoni? Si può riscontrare una variazione dell’assetto psicofisico di chi s’identifica con Dio e chi no?

Pitagora poi affermava che l’animale era fratello minore dell’uomo, col quale aveva in comune lo spirito vitale. Il filosofo rifiutava di cibarsi sia di carne sia di pesce, stava lontano da cacciatori e macellai, e affermava che nessun uomo sarebbe stato capace di uccidere un altro uomo se si rifiutava di uccidere l’animale. Pitagora sosteneva che l’uccisione dell’animale faceva nascere una cultura che restituiva all’uomo la violenza data all’animale. E’ rimasta memorabile l’offerta del bue di pane, che egli fece per ringraziare gli dèi quando scoprì il suo famoso teorema.
Per Pitagora la necessità alimentare non era una giustificazione sufficiente, e uccidere animali aveva sempre conseguenze nefaste. Oggi c’è una presa di coscienza e una tendenza all’alimentazione vegetariana per ragioni etiche: manca però una ricerca scientifica di misurazione dell’aggressività dell’uomo.
Sono mai stati misurati i livelli enzimatici, ormonali, cortisonici degli animali vivi e degli stessi dopo che hanno subito lo shock dell’uccisione? Come cambiano, se cambiano, le funzioni del cervello di chi si nutre di carne? Ed è vero, come affermavano alcuni pitagorici, che la brama di cibarsi di un essere vivente scatena il sesso? Quali sono, se ci sono, le sostanze nella carne che generano eccesso e disordine nella pulsione sessuale?

Qualcuno ha affermato che le grandi manifestazioni di violenza come le guerre, i gulag e i lager, sono ineliminabili in quanto sarebbero un mezzo per esorcizzare la paura della morte. Ai tempi dei Fenici, a Cartagine, i genitori offrivano in sacrificio agli dèi i loro primogeniti per far tornare il sole oscurato dall’eclisse. La domanda rivolta alla scienza medica è la seguente: come l’astronomia ci ha liberato dalla paura dell’eclisse, è ipotizzabile che un giorno ci libereremo dalla paura della morte capendone i meccanismi che attualmente ci sfuggono? Che cosa ha da dire la scienza medica sul contrasto tra mondo orientale, dove la vita e la reincarnazione sono viste come punizione, e il mondo occidentale, dove si spera soprattutto nella vita eterna? Che cosa nasconde, a livello psichiatrico o cerebrale, questo contrasto culturale?

Siamo questa sera di fronte al bue di pane, simbolo della fine di ogni uccisione. Il destino ha scelto Crotone per la manifestazione delle dottrine pitagoriche nel passato e per salutare oggi l’incontro tra Pitagora, il maestro, e Gesù, l’allievo che superò il maestro. Dallo splendore della Magna Grecia questa nostra terra è caduta nel buco nero della miseria morale e della violenza. Ma dal buco nero oggi vuole riemergere per dare al mondo una nuova civiltà, la Civiltà Sissiziale, che si richiama al sissizio, il banchetto comune, che fu l’atto fondativo dell’Italia con re Italo.

Oggi sappiamo che la violenza ha moltissime manifestazioni in ogni tempo e luogo. E’ come se l’umanità navigasse su una zattera in un oceano di sangue. Perciò, consapevoli dell’importanza di quest’appuntamento con la storia, proponiamo l’apertura della NUOVA SCUOLA PITAGORICA per lo studio e la prevenzione della violenza umana.

Una scuola che raduni il meglio delle menti da ogni angolo della Terra e che coinvolga i più insigni studiosi di psicologia, psichiatria, antropologia, biochimica, neurologia, sociologia, etnologia, filosofia, diritto, storia, fisica, matematica, statistica, teologia, ecc.
Pensiamo al cancro. Esiste diffusamente, ma si fanno infinite ricerche e sforzi per vincerlo, e spesso ci si riesce. La violenza è un male antichissimo che ha proliferato in tutte le forme culturali, religiose, sociali, familiari, produttive, militari, comportamentali, sessuali. L’elenco è inesauribile. Oggi abbiamo la possibilità di studiare tutto, eppure non c’è un centro mondiale, un’università planetaria che si dedichi allo studio e al coordinamento degli studi sulla violenza umana. Senza vergogna e senza pregiudizi, in questa Nuova Scuola Pitagorica si scopriranno le alleanze con le quali la violenza esercita il suo dominio con costi umani ed economici insopportabili.
L’Europa ha vissuto in guerra per migliaia di anni, ma da sessanta anni vive in pace: come mai è successo? Non è questo un esempio evidente che le cose possono cambiare? Che mondo meraviglioso potrebbe nascere se ONU, USA, COMUNITA’ EUROPEA, CINA, RUSSIA e le CHIESE delle varie religioni partecipassero a un progetto così ambizioso! Ma soprattutto se ogni persona guardasse in maniera nuova al problema dei problemi: la violenza!

Abbiamo iniziato ricordando la riapertura dell’antica scuola a opera dei medici pitagorici. Oggi siamo in un Congresso di Cardiologia, a poca distanza dalla mitica casa e scuola di Pitagora, e questa coincidenza ci lascia sperare che vedremo la Nuova Scuola Pitagorica riaprire i battenti per fare della Terra la casa comune di tutti i viventi.

Grazie.
                                                                      

                                                                                   Salvatore Mongiardo


Crotone, 1° ottobre 2010