mercoledì 24 giugno 2015

SISSIZIO 2015

SISSIZIO 2015
Davoli Marina, sabato 4 luglio ore 20, nel giardino dell’Hotel Villa Susy
 PROCLAMAZIONE dell’ANNO UNO dell’EPOCA DELLA DONNA
Care Amiche ed Amici,
Si inaugura oggi una NUOVA EPOCA della storia che, a partire da questo 2015, si aggiunge alla datazione basata sulla nascita di Cristo e indica il primo anno della Donna alla guida del mondo.
Durante il mio recente viaggio in Grecia e Turchia, visitando la Grotta di Pitagora a Samo, la Grotta dell’Apocalisse a Patmos e la casa della Madonna a Efeso, ho preso definitiva coscienza che è giunto il tempo di chiudere l’epoca della violenza e dei conflitti generati dalla cultura maschilista.
Nessuna donna è mai stata boia o guerriero o fondatore di religione o inquisitore o capo delle SS. Sono sempre stati dei maschi, i quali si sono comportati usando la forza che nel passato era necessaria per lottare contro animali feroci o nemici. La cultura maschilista nel tempo è degenerata creando un mondo dominato da armamenti e finanza. Il maschio deve ora cedere il governo del mondo alla Donna.
A questa conclusione ero già arrivato per conto mio, ma la visione - non so chiamarla diversamente- che ho avuto nella Grotta di Pitagora, mi ha mostrato l’arrivo di questo cambiamento. Visitando la Grotta dell’Apocalisse poi, dove San Giovanni dettò a Procoro quest’ultima sua opera, riflettei che l’Apostolo amato da Gesù visse a lungo con la Madonna ed ebbe tempo, nei suoi cento anni di vita, di elaborare a fondo il messaggio di Gesù. Difatti, San Giovanni inizia l’Apocalisse con la Donna vestita di sole e il globo della luna, cioè il tempo, sotto i suoi piedi. E termina con l’Agnello che è adorato vivo sul trono di Dio. In conclusione San Giovanni dice che l’avvento della Donna come Signora della Storia e la fine della violenza vanno insieme.
Esporrò queste considerazioni filosofiche, religiose e storiche nel mio prossimo libro dal titolo Evoè: La Vita Universale. Ma, comunque stiano le cose, in pratica non ne possiamo più di una classe di maschi inconcludenti e rapaci che hanno riempito la storia di lutti e lacrime: è ora di avere le donne alla guida! Non vogliamo più né Alessandro Magno né Cesare né Napoleone né Hitler né Stalin. E non vogliamo nemmeno donne che imitino i maschi. La Donna deve ripensare a fondo il suo compito, la sua sessualità e maternità come approdo felice che calmi ogni vivente e faccia della terra un giardino di serenità.
Con questa proposta il Sissizio cambia aspetto e smette di essere una festa con balli e musiche per assumere la veste di CENA FILOSOFICA RITUALE vegetariana. I sissizi passati furono splendidi e allegri, ma quello che ci aspetta è così grande che vogliamo concentrare i nostri sforzi nel costruire una NUOVA EPOCA.
Spero di vedervi tutti e di vedere molte donne prendere coscienza che i loro figli sono destinati a vivere male se loro non cambieranno il mondo.
Divideremo il cibo che porteremo, in una rinnovata Amicizia propiziata dal Bue di Pane. EVOE’!
Salvatore Mongiardo
+39 348 78 20 212
NOTE
VILLA SUSY si trova in Viale Kennedy 35, la strada parallela alla 106 verso il mare di Davoli Marina. L’amico Franco Monsalina, che ha ospitato gli splendidi sissizi nella Pineta di Sant’Andrea, ha iniziato la gestione dell’Hotel Villa Susy e, per ragioni di praticità, celebriamo questo Sissizio nel territorio di Davoli.
E’ gradito l’abbigliamento elegante e pantaloni lunghi.


A fine luglio un altro Sissizio si terrà a Soverato e ai primi di ottobre a Crotone: per entrambi vi daremo notizia per tempo. 

domenica 21 giugno 2015

DIECI POESIE

Dedicate a mia figlia Gabriella
Queste Dieci Poesie, sono state da me composte a Milano e pubblicate nel 1990.

  
Christine

Negli occhi luminosi senza pianto
Sorge il ricordo dell’antico mattino
Quando, al principio del cosmo,
Ci svegliammo nel tempo
Che trascorre immortale,
E per amore noi ci dividemmo
Fra tutto l’esistente:
Nube della galassia esterna,
Gocce del sangue nostro,
Ramoscello di mirto.
Di luce in luce
Di carne in carne
Di pace in pace
Il nostro grande amore non scompare
Né muore l’onda quando si appiattisce
Per amore di mare.

Gennaio 1988



Amore e mare

Un agguato di stelle
Prepara la sera
Con falce di luna scagliata nel cielo.
Solitaria si abbuia la scogliera
Sopra la mansuetudine d’argento.

La tua vacua follia
Ha svenato il nostro amore:
Afflizione senza rancore
Increspa la mia anima,
Insabbia la mia voglia.

E’ vicina l’estate:
Ignaro mi consola
Una canto di usignolo
Compagno nella notte.

Febbraio 1988



Enzo Tortora

Eri tu l’uomo della stanza accanto
Quel diciassette giugno all’Hotel Plaza.
Rabbrividì l’alba di paura
Al tramestio di armi e di manette.

Io volai sul Mare di Sardegna
Verde, spumeggiante, divino.
Soffiava tra maestro e ponente
Un vento fresco e irruente.

Non ti alzi più nei sentieri del cielo,
Tortora chiusa nella gabbia,
Ti strappano la coda e tarpano le ali
Ma lo scherno fa più rabbia.

Ora le tue ceneri riposano
Tra pagine di vecchia nequizia
Per te non ci sarà giusta giustizia
Finché dura il marcio di Roma.

Maggio 1988



Il mio amico

Alaca, amico fiume,
Ho bisogno di udire la tua voce
Perché in questa sera d’estate
Mi assale un’ansia feroce.

Cammino per le vigne abbandonate
Odora forte il cisto sfiorito
Contro i tuoi massi di granito
L’acqua si infrange e poi si lascia andare.

Avanza la notte piano
Disegna ombre sopra la marina
Mentre sul Jonio lontano
Un calice di luce fa la luna.

Intanto si perde nei prati
Il canto dei grilli spensierati
E il tuo rumore uguale e suadente
Calma un po’ il cuore e la mia mente.

Luglio 1988



Nonna Caterina

Era morbida l’aria del Sud
Nella sera di maggio a Sant’Andrea.
La magnolia infuriava di profumo
E nell’orto cantava il primo chiò.
Miagolava la gatta dietro l’uscio.

Stavo nel letto grande della nonna
Lei accendeva il lumino alla Madonna
Vacillava nel buio la fiammella
Davanti al quadro c’era un giglio bianco.

Sentivo le vicine dai balconi
Chiamarsi con le voci che conservo.
Mi addormentavo con le mani giunte
Venivano sogni felici e leggeri
Mentre pregava sgranando il rosario
Nonna Maria Caterina Ranieri.

Febbraio 1989



Solstizio d’estate

Ventuno giugno comincia l’estate.
Risalgo lungo il greto del torrente
Dove tra i sassi verdeggia il canneto
E lascio il Jonio azzurro e senza fine.

Malinconia mi serpeggia dentro
Perché il giorno ormai diminuisce
A settembre l’estate finisce
E allora saranno uguali
La luce e il buio nei cieli equinoziali.

Il guscio vuoto di una conchiglia
Sballottolato dall’onda sulla riva
Non sa che il sole morente
Accerchiato da rossi bagliori
Ha già iniziato il suo declino a sud.

Giugno 1989




Il telaio

Zia Mariantonia sedeva al telaio
Io giocavo ruotando l’arcolaio.
Con la navetta svolgeva la seta
Tra i fili dell’ordito color rosa:
Tesseva la coperta di una sposa.

Ora suona per lei la campana:
Volano via i colombi dalla torre
Si quietano le cicale sull’olmo
Zittiscono le donne alla fontana.

Quando era in vita e udiva quei rintocchi
La zia diceva: Bisogna aver coraggio,
In questo mondo siamo di passaggio
Tra lacrime, miserie e turbamenti
Ma dopo splenderà sul nostro viso
La gloria dei beati in paradiso.

Settembre 1989



La vacanza di Gabriella

Gabriella è arrivata a porto Cervo.
Dalla terrazza coperta di canne
Guarda le barche che lasciano il porto
E fanno vela verso Caprera.

Sulla spiaggia trova pezzi di corallo
E mi sorride sorpresa e contenta.
Avvampa il mare di turchese e viola
Nei suoi occhi c’è luce di Gallura.

Tra rocce, corbezzoli e ginepri
Soffia il vento della Sardegna
Con canne di organo antico.
Impaurita viene nel mio letto
E poggia sul mio petto
L’oro stupendo dei capelli biondi.

Una mattina ritorna in Inghilterra:
Fiera verso l’aereo si incammina
Nessuna lacrima ha bagnato
La targhetta di minore non accompagnato.

Ottobre 1989



La Chiesa di Campo

La porta è stata chiusa per un anno:
Ora Concetta l’apre cigolando,
Pulisce il pavimento di mattoni
E stende la tovaglia sull’altare.

Nel quadro appeso alla parete bianca
Maria vola sopra gli apostoli
Verso la luce di un mondo lontano.
Vuoto è il suo letto e coperto di rose.

Arrivano le donne dal paese
Per il viottolo che scende sino al fiume
Portano fiori cresciuti sui balconi.

Si è sciolto il sole in polvere d’oro
Sparsa sulle colline tra gli ulivi.
Una civetta dalla finestrella
Guarda stupita le candele accese.

Voci di Magna Grecia antiche e forti
Cantano: Madre, di noi non scordarti
Tu che vai di stelle a coronarti!

Novembre 1989



Le querce di Lipontana

Cantano sotto la cupola dei rami
Di notte i grilli, di giorno le cicale.
Scorre in basso e gorgoglia la fontana
A ottobre i ghiri rosicchiano le ghiande
Sulle querce di Lipontana.

Risuona la campana del paese.
I contadini lasciano la zappa
Pongono all’asino la soma sul basto
Alle donne la sporta sulla testa.
Lungo la via coperta di sassi
Insieme arrivano dalla marina
Alle querce di Lipontana.

Si siedono al fresco dell’ombra
Parlano poco, sono sudati e stanchi
E la salita fino a casa è dura.
Non per la brezza che spira dal Jonio
Ma per pietà si muovono le foglie
Delle querce di Lipontana.

Dicembre 1989