domenica 14 agosto 2016

SUPPLICA DELLE DONNE LOCRESI

Supplica delle donne locresi

Nella colonia di Locri Epizefîri
soavemente inneggiando al tuo santo nome
abbiamo tessuto con tecnica antica
raffinate coperte di bisso
che le nostre figliole hanno
nel tempio della tua magnificenza deposto,
o Hera Lacinia, Madre Celeste,
grande Signora della fertilità!
Secolo dopo secolo, millennio su millennio,
Tu hai visto le genti sfidarsi, morire, rinascere,
insaziabili di gloria e di sangue.
Quante città hanno prosperato sotto il tuo manto di stelle
per poi sparire  sotto i flutti di un corso deviato
o distrutte dall'odio vendicatore della storia!
Quanti lutti hanno trafitto il cuore delle fanciulle
deportate e svendute in terre lontane!
Quanti miti agnellini sgozzati sulle tue sacre pietre
abbiamo immolato per purificarci
dalle infinite insidie del male!
Oggi torniamo da Te, venerabile Dea,
a mani vuote,
reduci di immani tragedie e dolci rimpianti,
le nostre nonne non tessono più
coperte di bisso alle Nossidi novelle,
hanno smesso di desiderare,
il Fato ha strappato loro la speranza dalle mani.
Voglia Tu ora, μέγιστη κυρία, Hera Lacinia,
far risorgere tutta la Μεγάλη Eλλάς
rendendola fertile di idee e di valori,
benevolmente illuminando la via del riscatto
per le  generazioni che verranno dopo di noi.
Ευχαριστώ.

Marianna La Cava

Nota: μέγιστη κυρία= grandissima signora; Μεγάλη Eλλάς=Magna Grecia; Ευχαριστώ= grazie.
Stupenda poesia di Marianna La Cava, figlia dello scrittore Mario La Cava, che mi è pervenuta oggi con queste parole di accompagnamento:
Caro Salvatore,
si sta avvicinando il grande giorno (l’inaugurazione della Nuova Scuola Pitagorica il 18 agosto 2016 a Crotone) e per l'occasione ho scritto una piccola preghiera che spero ti piaccia e che dono all'Associazione quale contributo personale. Vedi tu come utilizzarla. Ciao e a presto. Marianna.
Per chiarezza dei lettori aggiungo che le donne locresi richiamate nella poesia tessevano e offrivano preziose stoffe che portavano al santuario di Hera Lacinia. Lo ricorda anche la locrese Nòsside (IV-III secolo a. C.), la più grande poetessa della Magna Grecia, nel suo terzo epigramma:
Hera venerata, tu che dall'alto del cielo spesso venendo 
Con affetto giù guardi al Lacinio odoroso d’incensi,
Accetta questo tessuto di bisso di lino che, con la sua casta
Figlia Nòsside, tessé Theuphilis del damos di Cleochos.
(traduzione Marcello Gigante)

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