domenica 21 giugno 2015

DIECI POESIE

Dedicate a mia figlia Gabriella
Queste Dieci Poesie, sono state da me composte a Milano e pubblicate nel 1990.

  
Christine

Negli occhi luminosi senza pianto
Sorge il ricordo dell’antico mattino
Quando, al principio del cosmo,
Ci svegliammo nel tempo
Che trascorre immortale,
E per amore noi ci dividemmo
Fra tutto l’esistente:
Nube della galassia esterna,
Gocce del sangue nostro,
Ramoscello di mirto.
Di luce in luce
Di carne in carne
Di pace in pace
Il nostro grande amore non scompare
Né muore l’onda quando si appiattisce
Per amore di mare.

Gennaio 1988



Amore e mare

Un agguato di stelle
Prepara la sera
Con falce di luna scagliata nel cielo.
Solitaria si abbuia la scogliera
Sopra la mansuetudine d’argento.

La tua vacua follia
Ha svenato il nostro amore:
Afflizione senza rancore
Increspa la mia anima,
Insabbia la mia voglia.

E’ vicina l’estate:
Ignaro mi consola
Una canto di usignolo
Compagno nella notte.

Febbraio 1988



Enzo Tortora

Eri tu l’uomo della stanza accanto
Quel diciassette giugno all’Hotel Plaza.
Rabbrividì l’alba di paura
Al tramestio di armi e di manette.

Io volai sul Mare di Sardegna
Verde, spumeggiante, divino.
Soffiava tra maestro e ponente
Un vento fresco e irruente.

Non ti alzi più nei sentieri del cielo,
Tortora chiusa nella gabbia,
Ti strappano la coda e tarpano le ali
Ma lo scherno fa più rabbia.

Ora le tue ceneri riposano
Tra pagine di vecchia nequizia
Per te non ci sarà giusta giustizia
Finché dura il marcio di Roma.

Maggio 1988



Il mio amico

Alaca, amico fiume,
Ho bisogno di udire la tua voce
Perché in questa sera d’estate
Mi assale un’ansia feroce.

Cammino per le vigne abbandonate
Odora forte il cisto sfiorito
Contro i tuoi massi di granito
L’acqua si infrange e poi si lascia andare.

Avanza la notte piano
Disegna ombre sopra la marina
Mentre sul Jonio lontano
Un calice di luce fa la luna.

Intanto si perde nei prati
Il canto dei grilli spensierati
E il tuo rumore uguale e suadente
Calma un po’ il cuore e la mia mente.

Luglio 1988



Nonna Caterina

Era morbida l’aria del Sud
Nella sera di maggio a Sant’Andrea.
La magnolia infuriava di profumo
E nell’orto cantava il primo chiò.
Miagolava la gatta dietro l’uscio.

Stavo nel letto grande della nonna
Lei accendeva il lumino alla Madonna
Vacillava nel buio la fiammella
Davanti al quadro c’era un giglio bianco.

Sentivo le vicine dai balconi
Chiamarsi con le voci che conservo.
Mi addormentavo con le mani giunte
Venivano sogni felici e leggeri
Mentre pregava sgranando il rosario
Nonna Maria Caterina Ranieri.

Febbraio 1989



Solstizio d’estate

Ventuno giugno comincia l’estate.
Risalgo lungo il greto del torrente
Dove tra i sassi verdeggia il canneto
E lascio il Jonio azzurro e senza fine.

Malinconia mi serpeggia dentro
Perché il giorno ormai diminuisce
A settembre l’estate finisce
E allora saranno uguali
La luce e il buio nei cieli equinoziali.

Il guscio vuoto di una conchiglia
Sballottolato dall’onda sulla riva
Non sa che il sole morente
Accerchiato da rossi bagliori
Ha già iniziato il suo declino a sud.

Giugno 1989




Il telaio

Zia Mariantonia sedeva al telaio
Io giocavo ruotando l’arcolaio.
Con la navetta svolgeva la seta
Tra i fili dell’ordito color rosa:
Tesseva la coperta di una sposa.

Ora suona per lei la campana:
Volano via i colombi dalla torre
Si quietano le cicale sull’olmo
Zittiscono le donne alla fontana.

Quando era in vita e udiva quei rintocchi
La zia diceva: Bisogna aver coraggio,
In questo mondo siamo di passaggio
Tra lacrime, miserie e turbamenti
Ma dopo splenderà sul nostro viso
La gloria dei beati in paradiso.

Settembre 1989



La vacanza di Gabriella

Gabriella è arrivata a porto Cervo.
Dalla terrazza coperta di canne
Guarda le barche che lasciano il porto
E fanno vela verso Caprera.

Sulla spiaggia trova pezzi di corallo
E mi sorride sorpresa e contenta.
Avvampa il mare di turchese e viola
Nei suoi occhi c’è luce di Gallura.

Tra rocce, corbezzoli e ginepri
Soffia il vento della Sardegna
Con canne di organo antico.
Impaurita viene nel mio letto
E poggia sul mio petto
L’oro stupendo dei capelli biondi.

Una mattina ritorna in Inghilterra:
Fiera verso l’aereo si incammina
Nessuna lacrima ha bagnato
La targhetta di minore non accompagnato.

Ottobre 1989



La Chiesa di Campo

La porta è stata chiusa per un anno:
Ora Concetta l’apre cigolando,
Pulisce il pavimento di mattoni
E stende la tovaglia sull’altare.

Nel quadro appeso alla parete bianca
Maria vola sopra gli apostoli
Verso la luce di un mondo lontano.
Vuoto è il suo letto e coperto di rose.

Arrivano le donne dal paese
Per il viottolo che scende sino al fiume
Portano fiori cresciuti sui balconi.

Si è sciolto il sole in polvere d’oro
Sparsa sulle colline tra gli ulivi.
Una civetta dalla finestrella
Guarda stupita le candele accese.

Voci di Magna Grecia antiche e forti
Cantano: Madre, di noi non scordarti
Tu che vai di stelle a coronarti!

Novembre 1989



Le querce di Lipontana

Cantano sotto la cupola dei rami
Di notte i grilli, di giorno le cicale.
Scorre in basso e gorgoglia la fontana
A ottobre i ghiri rosicchiano le ghiande
Sulle querce di Lipontana.

Risuona la campana del paese.
I contadini lasciano la zappa
Pongono all’asino la soma sul basto
Alle donne la sporta sulla testa.
Lungo la via coperta di sassi
Insieme arrivano dalla marina
Alle querce di Lipontana.

Si siedono al fresco dell’ombra
Parlano poco, sono sudati e stanchi
E la salita fino a casa è dura.
Non per la brezza che spira dal Jonio
Ma per pietà si muovono le foglie
Delle querce di Lipontana.

Dicembre 1989























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