sabato 10 gennaio 2015

Dora Samà - LA MIA VOCAZIONE PER L'INSEGNAMENTO

Con questo mio scritto cercherò di rispondere alla domanda di mia nipote Maria su quando ho sentito la vocazione per l'insegnamento.
Risalgo con la memoria, innanzitutto, all'età di quattro anni quando qualche volta rifiutavo, piangendo, di recarmi all'asilo e mia madre mi accontentava facendomi andare a scuola con le sue due nipoti, Silvia e Teresita D'Amica, entrambe insegnanti. 
In aula mi comportavo bene per godere in seguito dello stesso beneficio e, per non distrarre gli alunni, eseguivo strani disegni dietro la lavagna o scarabocchiavo fogli con matite multicolori.
Riflettendo sul periodo della scuola elementare, ricordo che, a differenza dei miei compagni, io desideravo che le vacanze natalizie ed estive fossero più brevi per ritornare prima in classe.
Suppongo, tuttavia, che la mia vera vocazione all'insegnamento sia nata verso la fine del ciclo scolastico elementare.
Mio padre, per suoi principi e pregiudizi, come già aveva fatto con le mie due sorelle, Caterina e Teresina, si era opposto alla mia richiesta di sostenere l'esame per l'ammissione alla prima media.
Io, però, non mi arresi come loro, ma perseverai nella mia richiesta per altri cinque interminabili anni, sperando di poter realizzare il mio sogno e, proprio per questa mia forte ostinazione che non mi faceva desistere, continuo ancor oggi a considerare la mia scelta come "una chiamata di Dio".   
Si dice, infatti, che "se un evento è volontà di Dio", niente lo ferma e, prima o poi, il nostro sogno si realizza e diventa realtà.
Così, per una serie di circostanze molto favorevoli e, devo dire... "inspiegabili", dopo cinque anni dalla fine della scuola elementare, (durante i quali tenevo comunque i libri in mano), fu emanato un decreto ministeriale che consentiva di sostenere, con la sola licenza elementare, un esame che avrebbe permesso, addirittura, l'accesso al secondo anno dell'Istituto Magistrale!
Sempre per "strana coincidenza", mio padre in quel periodo si era ammalato in modo grave e temeva di morire lasciando la famiglia in difficoltà economica...
Accettò per questo che io partecipassi all'esame di ammissione, pensando che il mio futuro lavoro potesse poi garantirmi un reddito da condividere con la famiglia.
Ovviamente, la partecipazione all'esame richiedeva una seria ed intensa preparazione, perché in pochi mesi occorreva studiare le varie materie e nel paese non vi erano né scuole private né persone disponibili a tal fine.
Le "circostanze" favorevoli, per mia fortuna, continuavano a verificarsi: nello stesso periodo e, precisamente, il 5 dicembre 1945, si era laureato in lettere a Messina mio fratello Giuseppe, che già dava a casa lezioni ad alcuni ragazzi di S. Andrea Jonio, durante le quali io "origliavo" dietro la porta, per colmare il mio periodo di "vuoto scolastico".
Mio fratello, però, aveva già deciso di partire subito dopo la laurea per il noviziato presso i gesuiti ma, in modo "inspiegabile" (in quanto ne condivideva la scelta), mio padre temporeggiava trattenendolo in famiglia e io ho potuto avere, così, a disposizione e a tempo pieno, un ottimo insegnante con cui affrontare la mia avventura!
L'impegno di entrambi fu veramente intenso, anche perché inizialmente avevamo capito che il "salto" riguardasse solo i tre anni della scuola media e non anche il primo anno dell'Istituto Magistrale... Grazie, comunque, alla professionalità di mio fratello ed alla mia tenacia e costanza, riuscii a superare l'esame (fatta eccezione per la musica ed il disegno geometrico, che ripetei con successo nella sessione autunnale), recuperando tutto il tempo perduto e riuscendo a diplomarmi a 19 anni.
Devo riconoscere che nel mio cuore, sin da piccola, albergava già la certezza che sarei diventata maestra, in quanto avevo confidato il mio sogno alla "Monachella di San Bruno" (al secolo Mariantonia Samà), una mistica andreolese che già all'epoca era in concetto di santità per i molti carismi posseduti e per la quale attualmente è in corso il Processo di Canonizzazione.
Mariantonia mi ha sempre invitata ad aver fiducia e a pregare con costanza per poter raggiungere il mio obiettivo.
Ricordo bene che ai miei dubbi ed ai miei momenti di sconforto lei rispondeva utilizzando il verbo non al futuro, quale speranza, ma al presente, quale certezza: "Diventate maestra, anche se i tempi del Signore non sono i nostri!".
In seguito agli approfondimenti che sono stati fatti su di lei nell'ambito del procedimento di beatificazione e che hanno messo in luce la sua capacità di interpretare la volontà divina, resto sempre più convinta che la mia passione per l'insegnamento sia stata vera e propria "vocazione", cioè una chiamata venuta da lassù...
L'ho mantenuta sempre viva durante il quasi quarantennio di attività.
Ho, infatti, iniziato ad insegnare subito dopo il diploma per un triennio nella Scuola Popolare, istituita all'epoca contro l'analfabetismo e nell'anno 1951 ho poi superato (unica su 10 candidati andreolesi) il concorso per entrare in ruolo. Ho, così, insegnato per ulteriori 35 anni (a Sant'Andrea Jonio e successivamente a Napoli), decidendo, infine, di andare in pensione in anticipo rispetto al termine previsto per legge, per non correre il rischio di lasciare gli ultimi alunni a metà ciclo, senza poterli condurre al diploma, perché loro avrebbero sofferto quanto me. 
Ricordo ancora con affetto (e con i rispettivi nomi) tutti gli alunni dei vari cicli, ai quali ho sempre dato la mia totale dedizione, destinando loro, oltre che l'orario scolastico, anche il mio tempo "familiare", in quanto portavo a casa tutti i compiti da correggere...
Sono stata, comunque, ripagata, sia dalla stima dei loro genitori che dal loro affetto, che conservano immutato a tutt'oggi parlando, addirittura, di me con enfasi ai loro figli e creando su Facebook una pagina dal titolo
"I bambini della maestra Dora".
Castelfranco Veneto, 16 dicembre 2014
Dora Samà

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