giovedì 28 agosto 2025

IL LEGNO DEL GIOGO

 Quante storie per un giogo!

 

RRecentemente l’amica Mara Corasaniti mi parlava di una parte della montagna di Davoli e di Caulonia denominata Ziia, nome non esistente nella montagna di Sant’Andrea. Chiesi lumi all’amico Prof. Enrico Armogida che mi confermò l’origine di quel nome, derivante dal greco zyghìa, giogo. Difatti, per il giogo veniva usato il legno di acero perché duro, flessibile e leggero. Se volete leggere la dotta spiegazione di Enrico, eccola.

 

AACERO (pianta pregiata, che ha fusto alto e diritto, legno duro, corteccia liscia e foglie opposte e palmate) = àciḍḍu (s. m.), termine di derivazione latina, < acer, àcĕris (acer campestre)

NNB Tuttavia, in qualche zona dell'entroterra (come la montagna di Davoli, in prov. di Catanzaro, ma anche di Caulonia, in prov. di Reggio Calabria) si ritrova un sinonimo apparentemente strano e raro: zijìa ('a) = acero e bosco di acero, di derivazione più antica, chiaramente greca: < gr. zugίa (¹\ dor. ¡) = acero (dal vb. zeúgnumi = unisco due cose, e dal sost. zugon = coppia, paio; giogo; in botanica acero, "perché – dice lo Chantraine s. v. zugίa (in Dizionario etimologico della lingua greca – Parigi, 1968, vol. I°, pg, 398, col. II) il suo legno serviva a fare dei gioghi" per i robusti quadrupedi (bovini o equini) adoperati nell'aratura della terra o nel trasporto di oggetti pesanti. Dell'acero – sec. il Liddel-Scott (s. v. zugίa, in Greek-English Lexicon - Nuova Ediz. con Supplemento – Oxford, 1968, pg. 757, Ia col.) danno nell'antichità notizia: Teofrasto (IV-III sec. a. Cr.) nella sua Storia delle piante, [l. III (specie) e l. V (boschi)]; lo storico Dicearco (IV sec. a. Cr.) nel suo Itinerario intorno al mondo (l. II°, 2) e Plinio il Vecchio (I° d. Cr.) nella sua enciclopedica Storia naturale (l.16, 67).

 

Salvatore Mongiardo

28 agosto 2025

giovedì 14 agosto 2025

LA CHIESA DI CAMPO

 La Chiesa di Campo

Antica chiesetta rurale dedicata alla Madonna Assunta
sita in marina di Sant’Andrea Jonio - CZ
La porta è stata chiusa per un anno:
Ora Concetta l’apre cigolando,
Pulisce il pavimento di mattoni
E stende la tovaglia sull’altare.
Nel quadro appeso alla parete bianca
Maria vola sopra gli apostoli
Verso la luce di un mondo lontano.
Vuoto è il suo letto e coperto di rose.
Arrivano le donne dal paese
Per il viottolo che scende sino al fiume
Portano fiori cresciuti sui balconi.
Si è sciolto il sole in polvere d’oro
Sparsa sulle colline tra gli ulivi.
Una civetta dalla finestrella
Guarda stupita le candele accese.
Voci di Magna Grecia antiche e forti
Cantano: Madre, di noi non scordarti
Tu che vai di stelle a coronarti!
Salvatore Mongiardo
Novembre 1989

venerdì 8 agosto 2025

S. MONGIARDO-SPADOLA-LA VACCARELLA DI PANE

                                     Spadola - La Vaccarella di Pane

Festa di San Nicola - 3 agosto 2025



Nel mondo arcaico dalla Cina all’Europa le donne infornavano delle vaccarelle di pane col primo grano mietuto per darle ai bimbi e agli amici. 

Era un rito osservato dalle madri che volevano ringraziare la vacca con il dono prezioso del grano, perché l’animale aveva dato il suo latte non solo ai suoi figli, i vitelli, ma anche ai figli delle donne. L’onore alla vacca è praticato oggi in India e… a Spadola, un rito miracolosamente sopravvissuto nell’altopiano della Lacina. Esso risale forse all’ottomila a. C., quando si è diffusa l’agricoltura in Calabria. Il popolo dei Lacini abitava dall’altipiano della Lacina fino a Capo Lacinio, vicino a Crotone, e sulle coste dello Jonio. Quel popolo pacifico osservava un’etica diversa da quella guerriera dei Greci, per cui Pitagora lasciò Crotone e andò a vivere con i Lacini a Capo Lacinio, nel villaggio di Laureta appositamente costruito, dove tenne la sua Scuola. 

Pitagora vide quel rito praticato dai Lacini e trasformò la vaccarella in Bue di Pane, che offrì alla divinità quando scoprì il suo famoso teorema. Con quel cambio egli voleva esortare a non uccidere nessun animale, e il bue era l’animale offerto nei sacrifici importanti alle divinità greche. Egli sosteneva che se si uccide un animale, poi si ucciderà l’uomo: la pace nasceva dal rispetto della vita dell’animale. Perciò la Nuova Scuola Pitagorica ha ripreso l’offerta del Bue di Pane nei vari incontri che promuove.

Anche a Monasterace e a Badolato la vaccarella di pane era offerta fino al 1960, e ultimamente ci è giunta notizia che anche a Placanica si offriva a minnaredda ’e pana, una pitta rotonda che nel forno si gonfiava come fosse la tetta di una vacca. Su questa ulteriore scoperta vi terremo informati e si è già attivata la Presidente della Proloco di Spadola Dr. Teresa Rosi, anche in vista di erigere a Spadola un monumento in granito alla vaccarella. 

Salvatore Mongiardo, 8 agosto 2025