giovedì 12 giugno 2014

VANGELO DI MONASTERACE


Vangelo di Monasterace
Città corrispondente all’antica polis magnogreca di Kaulon

Ho dato questo nome al nucleo di fatti e detti dell’infanzia di Gesù, ascoltati a Monasterace (RC), e registrati in cassetta nel 1993. La registrazione avvenne a casa della mamma dell’amico Cesare De Leo, la signora Lucia, deceduta nel 1996. La signora Michela Origlia ha inciso, nel dialetto di Monasterace, il racconto che ho trascritto in italiano, apportando il minimo possibile di variazioni. A me sembra che questo Vangelo sia un reperto prezioso, perché rispecchia i vangeli apocrifi, soprattutto i due che ho appena riletto per confronto: il Vangelo dell’infanzia arabo siriaco e il Vangelo dell’infanzia armeno. E’ da notare che l’episodio dell’attraversamento del campo di lupini era noto anche a Sant’Andrea, e mi fu narrato da mia madre. Si può ragionevolmente pensare che il Vangelo di Monasterace si sia formato nei primi secoli del cristianesimo, e un dibattito tra specialisti potrebbe chiarirne meglio la genesi e i contenuti. Particolarmente interessante, e unica per quanto ne so io, la vicenda del lievito del pane, che, secondo le più antiche dottrine indiane ayurvediche ed ebraiche, fa male. Il lievito rubato alla Madonna forse riecheggia l’introduzione del lievito nella panificazione occidentale. Dedico questo vangelo alla memoria della signora Lucia e delle donne che lo hanno tramandato dall’antichità fino a noi. 

Primo episodio: Il pane buono.

La Madonna faceva il pane e aveva una serva, Rosiceda (=Rosetta). Il pane della Madonna veniva bene, quello delle vicine veniva male.
Una vicina chiamò la serva e le disse:
            -Senti, senti, Rosiceda, la tua padrona come fa il pane?
Rosiceda rispose:
            -Ah, sapete come fa? Con il lievito! Voi non avete il lievito?
La vicina disse:
            -No, a noi nessuno ha dato il lievito.
Rosiceda disse:
            -Aspetta fino a quando la mia padrona farà il pane!
Mentre la Madonna faceva il pane, Rosiceda prese un po’ di impasto e la Madonna disse:
            -Dove lo porti, dove lo porti, birbantella?
Rosiceda rispose:
            -Niente, niente, lo do alla gallina!
Invece lei andò a portarlo alle vicine, che con quel piccolo pezzetto di impasto da allora fecero pane buono. 

Secondo episodio: Gesù chiede pane

Il Bambino aveva fame e la Madonna gli disse:
            -Va’ dalla comare e, se fa il pane, dille di dartene.
Il Bambino andò dalla comare e chiese:
            -Mi date un pezzo di pane?
La comare rispose che l’aveva fatto, ma non gliene voleva dare.
Gesù ritornò dalla Madonna e disse:
            -Mamma, non me ne ha dato!
La Madonna chiese:
            -Cosa stava facendo la comare?
Gesù rispose:
            -Si stava pettinando.
E la Madonna:
            -Dille, figlio, “(Sia) maledetta quella treccia che di venerdì s’intreccia!”
Poi Gesù andò da un’altra comare, la quale stava appunto facendo il pane, e le chiese:
            -Mi date un po’ di pane?
Appena lo sfornò, la comare gli diede un pane e una focaccia, e allora Gesù disse:
            -Maledetta quella treccia che di venerdì s’intreccia! Benedetta quella pasta (di pane) che di venerdì s’impasta! 

Terzo episodio: La fuga in Egitto

(In quel tempo) fu deciso che bisognava uccidere tutti i bambini maschi.
La Madonna disse:
            -Adesso come faccio, come faccio che mi uccidono il bambino!
Ne parlò con San Giuseppe e fuggirono per andare a nasconderlo in Egitto. Passarono per un campo di orzo, dalle spighe raspose e intricate. Mosse dal loro andare, si appiccicarono alla Madonna, che disse:
            -Anche tu mi vuoi impastoiare? Possa tu esser buono solo a prima fame (come bevanda per la colazione) e poi per le galline!
Passarono dopo per un appezzamento di lupino che (scosso dai piedi) si mise a crepitare (i lupini secchi fanno rumore nei baccelli) e la Madonna disse:
            -Adesso il lupino suona, finirà che mi sentono e mi uccidono il bambino! Non vedi quanta amarezza ho? Anche tu ti metti a suonare? Possa avere tu metà della mia amarezza! (I lupini sono amari e per mangiarli bisogna tenerli a bagno in acqua per una settimana).

Infine passarono per un campo di ceci e anche quelli fecero rumore nei baccelli. La Madonna disse:
            -Adesso anche questi fanno rumore? I nemici scoprono il bambino, e me lo uccidono! Ho tanta pena, tanta ansia per questo figlio! Possiate voi avere la metà della mia pena!
E difatti le piante dei ceci, quando cominciano a formarsi i baccelli, hanno le foglie ricoperte di una mucillagine appiccicosa (precìda in monasteracese).

Quando passarono davanti a un fico, l’albero si aprì e nascose dentro il tronco la Madonna, San Giuseppe e il Bambino. I nemici che volevano uccidere il bambino non li videro. Allora il fico tornò ad aprirsi e i tre se ne andarono.
La Madonna disse:
            -Possa tu fare frutti due volte l’anno (fichi fiori a giugno e fichi in agosto) e farli col miele in bocca!

Quarto episodio: l’anfora (cortara) rotta

Un giorno una donna va alla fontana per attingere acqua con la cortara (anfora di coccio a bocca larga), che le sfugge di mano e si rompe. La donna si dispera e ha paura che, arrivando a casa, il marito la sgridi. Allora prega Gesù, torna alla fontana e trova l’anfora risanata.
Nota
Riporto l’esortazione di Marcello Craveri, autore de I Vangeli apocrifi, Einaudi: … fare tesoro degli ammonimenti del Gesù degli apocrifi per costruire finalmente un mondo nuovo…

14 giugno 2014                            Salvatore Mongiardo

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