Presidente Lula,
Lei ha annullato la sua visita a Roma temendo disordini per avere favorito la permanenza di Cesare Battisti in Brasile. Ora io desidero invitarla al mio paese, a Sant’Andrea Ionio, in Calabria. Si domanderà dove si trova e perché quest’invito. Il mio paese è lo stesso di un ragazzo dagli occhi sorridenti, si chiamava Andrea Campagna, che emigrò a Milano con la famiglia e diventò poliziotto.
Una mattina del 1979 vidi Andrea sulla prima pagina dei giornali ucciso da Cesare Battisti che, già con il solo nome, disonora la memoria di quel Cesare Battisti eroe dell’indipendenza italiana.
Nel 2009 a Sant’Andrea incontrai Antonietta, la madre di Andrea. Fu più forte di me, e mi misi a parlare di Andrea, della sua uccisione, di come lei lo venne a sapere… Antonietta parlò con estrema lucidità di quel giorno terribile, e concluse:
“Dicono che bisogna perdonare, ma io potrei dirlo solo con le labbra, ma con il cuore no, mai!”, e alzò ripetutamente la testa per sottolineare il diniego.
Quando vado al cimitero del paese, vedo la tomba di Andrea e penso che il mondo va male perché governato dalla feccia della terra, i politici, i quali producono armi, guerre, affamano i miseri e lasciano morire i bambini. O proteggono i delinquenti. E sogno il giorno che gli abitanti della terra insorgeranno per fare piazza pulita di tutti i politici: un mondo così, prima finisce meglio è.
Presidente Lula, quando verrà a Sant’Andrea nessuno le dirà nulla o le torcerà un capello. L’accompagnerò io alla tomba di Andrea e poi a casa di sua madre, che alzerà la testa in senso di diniego: Perdonare, mai!
Ho poche speranze che lei abbia il coraggio di affrontare la madre di una vittima. Dica però al suo protetto Battisti di Antonietta Campagna! Auguro a quel vigliacco che se la veda ogni giorno davanti mentre alza la testa per negargli il perdono.
19 giugno 2011
Salvatore Mongiardo
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