PITAGORA ALLE OLIMPIADI
L’amico
Prof. Lino Mungari mi chiede di scrivere qualcosa sul pensiero di Pitagora
riguardo ai Giochi Olimpici, cosa che faccio volentieri per mostrare una parte
della dottrina pitagorica poco o per nulla conosciuta.
Pitagora fu campione olimpico nel pugilato! Pochi conoscono questa vicenda riportata da alcuni storici antichi tra i quali Diogene Laerzio. Pitagora, dunque, si presentò a Olimpia con i capelli lunghi e vestito di porpora. In realtà Pitagora portò sempre i capelli lunghi - perciò era chiamato il lungo chiomato di Samo - e la veste di porpora in quell’occasione era forse uno sfoggio della ricchezza della sua famiglia. Egli non aveva ancora raggiunto i diciotto anni e perciò poteva gareggiare solo con i fanciulli, come allora erano chiamati i minori di anni diciotto. Quell’apparizione inaspettata provocò la derisione da parte dei pugili maggiorenni di quel ragazzo molto bello di natura che appariva come un bell’imbusto. Pitagora, vinto dall’ira, sfidò allora al pugilato gli adulti… e li vinse. Perciò meritò la corona di ulivo: oggi sarebbe la medaglia d’oro.
Col tempo e la ricerca Pitagora (590-500 a. C.) rifletté su quell’episodio e giudicò negativamente quella esperienza con motivazioni che esponeva ai suoi allievi, giudicando severamente sia la gara che vittoria. E difatti insegnava:
La vittoria sporca l’uomo: chi gareggia, anche se non
lo fa per soldi, è comunque corrotto nell’animo, poiché aspira a distinguersi e
ad emergere sulla comunità.
Pitagora ammetteva che si potesse gareggiare solo per scherzo. Egli escludeva la competizione in ogni situazione, perché, secondo lui, essa era all’origine di ogni conflitto, portando alcuni a primeggiare sugli altri per dominarli o per possedere di più. Comunque la competizione creava ansia e angoscia, il contrario di quello che egli giudicava come il primo dovere e diritto di tutti: vivere felici.
Milone di Crotone fu campione insuperato in ben sei Olimpiadi, dove partecipò e vinse nella lotta; ottenne anche sei vittorie ai Giochi Pitici, dieci ai Giochi Istmici e nove ai Giochi Nemei. Fu anche simpatizzante o allievo di Pitagora, di cui sposò la figlia Myia. Eppure, fu proprio lui, armato come Ercole di mazza e coperto con la pelle di leone, a guidare l’esercito di Crotone che distrusse Sibari nel 510 a.C. Cambiare il mondo non è mai stato facile, e tuttavia la dottrina pitagorica torna oggi di grande attualità e spinge l’umanità, se vuole sopravvivere, a spegnere ogni conflitto.
Salvatore Mongiardo
16 dicembre 2025